Niente fracking in territorio italiano. La Commissione Ambiente alla Camera oggi ha dato l’ok ad un emendamento in tema ambientale che di fatto istituisce il divieto di fracking in Italia, la tecnica di fratturazione delle rocce per l’estrazione di idrocarburi.
La fratturazione idraulica del sottosuolo è una pratica ormai ampiamente diffusa negli Stati Uniti e il molti paesi dell’est europa, ma anche altrove; forse per casualitá, o forse per causalitá, in prossimità di numerosi centri di estrazione si sono verificate scosse telluriche di notevole entità. Trattandosi di sottosuolo, anche gli speleologi all’estero si sono occupati di queste problematiche, molto spesso a livello di discussione e dibattito sulle mailing list e nei forum; se ne era occupata anche la Federazione Speleologica Europea sollecitata dagli speleologi dell’EST; La SUI, Unione Speleologica Irlandese, nel 2013 ha redatto un documento molto esauriente nei confronti del Fracking e sull’impatto ambientale generato da questa pratica: http://www.caving.ie/wp/wp-content/uploads/frackingsui.pdf
In Italia una norma specifica sul fracking non c’era e la discussione del testo chiuso quest’oggi andrà in Aula a metà settembre. L’idea di base è quella di tutelare falde acquifere e sottosuolo dalle conseguenze della fratturazione idraulica e la norma in questione è “un’integrazione al codice ambientale”.
Nel nostro paese si è iniziato a parlare del fracking dopo il sisma avvenuto in Emilia Romagna. Dopo il terremoto del maggio 2012, alcuni ambientalisti ipotizzarono che vi fosse un rapporto di causa-effetto fra le scosse e l’utilizzo della fratturazione idraulica nella Pianura Padana.
Il Ministero dello Sviluppo economico ha tenuto a precisare come nel decreto “Sblocca Italia” approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri non sia inserita alcuna norma “che autorizzi l’estrazione di shale gas”.