Si vede che è il caldo. O forse è l’inevitabile meccanismo che spinge a credere alle bugie che si dicono: fatto sta che ieri un brivido è passato attraverso i media quando si è temuto che la Corte costituzionale tedesca fosse costretta a rinviare il verdetto sul Mes, ovvero sul nuovo meccanismo salvastati, previsto per il 12 settembre: un nuovo ricorso infatti si era aggiunto alle carte da esaminare oltre a quello presentato dalla sinistra radicale tedesca . “E adesso come faremo con gli spread?”, dev’essere stata l’ansiosa domanda corsa nel cuore ferragostano. Strana preoccupazione visto che il premier ci ha detto che non chiederemo aiuto. Ancora più strana se si pensa che il nuovo organismo costituirà una sottrazione di sovranità in favore di non si sa bene che cosa, ma in ultima analisi degli stati forti e della Bce. E decisamente ridicola se si pensa che il Mes potrebbe comprare titoli di stato con i soldi che gli stati gli dovranno conferire: diminuire lo spread aggravando le condizioni di bilancio che alzano gli spread è un grazioso serpente che si morde la coda. Un modo di prolungare l’agonia.
Oggi la Corte esclude un rinvio, almeno per un momento, e i giornali – partito tirano un grande e meritato respiro di sollievo. Non sfugge a nessuno che il Mes, così com’è stato pensato, economicamente è insensato, specie in una condizione di crisi generalizzata, ha fondi scarsi per resistere alla speculazione e insomma è un monumento a quell’Europa che non c’è e fa solo finta di esserci. Tutte cose che la stampa internazionale dice a chiare lettere e su cui c’è una larga concordanza degli economisti. Proprio oggi il direttore dell’Istituto per le politiche macroeconomiche di Dusseldorf, Gustav Horn, dice che ” i ricorsi contro il Mes sono di scarsissima importanza. Il futuro della zona euro è condizionato dalla profonda incertezza diffusa nel lungo periodo, non dall’esistenza del salvastati”.
Ma quello che conta è il lato oscuro del Mes, la sua valenza politica: la grande paura è che venga meno proprio questa. Com’è noto, gli aiuti verranno dati solo a condizione che vengano attuate “riforme” le quali consistono esclusivamente nella sottrazione di diritti, diminuzione di salari, grandi campagne di licenziamento, messa all’asta di beni pubblici. La Grecia docet. Così se i governi nazionali non dovessero avere la forza politica di procedere fino in fondo alle macellerie liberiste, ecco che esse saranno imposte da sconosciuti e intoccabili signori ( i membri del salvastati godranno di totale impunità, una regola inserita nello statuto che già da sola val meglio di una dichiarazione d’intenti). Ancora una volta sarà la necessità a vincere e a tarpare le ali alle buone intenzioni che le forze politiche dovranno necessariamente mostrare in campagna elettorale. Volevamo altro, ma siamo stati costretti. Non volevamo questo, ma l’Europa ce lo impone. Mi par già di sentire la frase e di vedere le facce di chi lo dirà.
In questo senso un rinvio di qualche mese come si era detto, sarebbe esiziale: bisogna che l’organismo sia in piedi prima del crollo definitivo della Grecia che potrebbe innescare un fuggi fuggi dall’Euro e dunque anche una fuga dalle ricettine al veleno che serve il restaurant della moneta unica: un bel casino per quelle classi dirigenti che hanno preparato e innescato la crisi. Ecco il vero motivo dell’allarme che si è diffuso ieri: solo quando le cose saranno “sistemate” si potrà dare il segnale di libera uscita. Perché si scrive salvastati, ma si legge salvaliberismo.