Noi che ricerchiamo la conoscenza, ci siamo sconosciuti, noi stessi ignoti a noi stessi, e la cosa ha le sue buone ragioni. Noi non ci siamo mai cercati, e come avremmo mai potuto un bel giorno trovarci? Si è detto e a ragione: “Dov’è il vostri tesoro è anche il vostro cuore”, il nostro tesoro si trova dove si trovano gli alveari della nostra conoscenza. E per questo siamo sempre in movimento, come veri e propri animali alati e raccoglitori di miele dello spirito, preoccupati in realtà solo e unicamente di una cosa, di “portare a casa” qualcosa. Di fronte alla vita poi, e a quello che concerne le cosiddette esperienze, chi di noi ha anche solo la serietà necessaria? O il tempo necessario? Di queste cose temo, non ci siamo mai seriamente occupati, infatti il nostro cuore è altrove, e anche le nostre orecchie. Simili piuttosto a chi, divinamente distratto e immerso in se stesso ha appena avuto le orecchie percosse dal suono della campana che con tutta la sua forza ha annunziato il mezzogiorno con dodici rintocchi, e si sveglia all’improvviso e si chiede “che suono è mai questo?”, così’ noi, di quando in quando, dopo, ci stropicciamo le orecchie tutti sorpresi e imbarazzati e chiediamo “cosa mai abbiamo realmente vissuto?” o ancora “Chi siamo noi in realtà?” e contiamo solo dopo, come si è detto tutti e dodici i frementi rintocchi della nostra esperienza, della nostra vita, del nostro essere – ahimè – e sbagliamo a contare… Infatti necessariamente rimaniamo estranei a noi stessi, non ci capiamo, dobbiamo scambiarci per latri, per noi vale per l’eternità la frase “ognuno è per se stesso la cosa più lontana”, noi non ci riconosciamo come gente che “ricerca la conoscenza”…
Magazine Diario personale
Noi che ricerchiamo la conoscenza, ci siamo sconosciuti, noi stessi ignoti a noi stessi, e la cosa ha le sue buone ragioni. Noi non ci siamo mai cercati, e come avremmo mai potuto un bel giorno trovarci? Si è detto e a ragione: “Dov’è il vostri tesoro è anche il vostro cuore”, il nostro tesoro si trova dove si trovano gli alveari della nostra conoscenza. E per questo siamo sempre in movimento, come veri e propri animali alati e raccoglitori di miele dello spirito, preoccupati in realtà solo e unicamente di una cosa, di “portare a casa” qualcosa. Di fronte alla vita poi, e a quello che concerne le cosiddette esperienze, chi di noi ha anche solo la serietà necessaria? O il tempo necessario? Di queste cose temo, non ci siamo mai seriamente occupati, infatti il nostro cuore è altrove, e anche le nostre orecchie. Simili piuttosto a chi, divinamente distratto e immerso in se stesso ha appena avuto le orecchie percosse dal suono della campana che con tutta la sua forza ha annunziato il mezzogiorno con dodici rintocchi, e si sveglia all’improvviso e si chiede “che suono è mai questo?”, così’ noi, di quando in quando, dopo, ci stropicciamo le orecchie tutti sorpresi e imbarazzati e chiediamo “cosa mai abbiamo realmente vissuto?” o ancora “Chi siamo noi in realtà?” e contiamo solo dopo, come si è detto tutti e dodici i frementi rintocchi della nostra esperienza, della nostra vita, del nostro essere – ahimè – e sbagliamo a contare… Infatti necessariamente rimaniamo estranei a noi stessi, non ci capiamo, dobbiamo scambiarci per latri, per noi vale per l’eternità la frase “ognuno è per se stesso la cosa più lontana”, noi non ci riconosciamo come gente che “ricerca la conoscenza”…
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