Magazine Africa

Niger / La francese Areva che non rispetta i patti

Creato il 03 settembre 2012 da Marianna06

 

Areva_niger

Lo sfruttamento delle miniere di uranio in Niger è un boccone ghiotto ( si sa) per la società francese,  che opera da parecchi anni (circa 40 per l’esattezza) in loco con i suoi impianti , inquinando a destra e a manca, così quanto lo è parimenti per il governo del Paese africano, che arriva ad incassare dalla sola vendita del minerale almeno il 50% di quello che le può occorrere per la gestione  della cosa pubblica.

In questa “cosa” pubblica non è contemplata, però, la salute dei cittadini, né la dignità del lavoratore sottoposto a pesanti turni lavorativi e con paghe decisamente insufficienti per mantenere la propria famiglia.

Siamo consapevoli di non dire nulla di nuovo, entrando in certe logiche da “razza padrona”, ma ciò che maggiormente irrita nel comportamento truffaldino dell’Areva in Niger è l’aver stilato  un contratto, che poi è cambiato, astutamente, in corso d’opera. Senza tenere minimamente conto  neanche di quella che era l’iniziale relazione d’impatto ambientale concordata e con le autorità locali e con le organizzazioni non governative addette.

Addirittura la  società francese ha utilizzato l’inglese per certe clausole di contratto in una ex-colonia francese,dove è noto che la scolarizzazione e, quindi anche la conoscenza delle altre lingue straniere, non è certo alla portata di tutti.

Soprattutto di coloro che lavorano nelle miniere , gli operai che, soltanto se possono, a costo di enormi sacrifici, fanno i salti mortali per dare magari ai propri figli un minimo d’istruzione.

In questo modo, elegantemente, si può praticare ogni forma di raggiro nei confronti della gente. Fondamentale resta che si abbia quale obiettivo unico il  profitto  dell’Areva che, tutto sommato, i nigerini dovrebbero anche ringraziare, a sentire i francesi, in quanto ha portato occupazione e soldi.

Pochi ma sempre soldi, comunque.

Dopo Arlit e Akokan, nel Niger settentrionale, le estrazioni attualmente riguardano Imouraren.

Una miniera a cielo aperto,nella parte occidentale del Paese e, per giunta, la seconda al mondo per l’abbondanza del prezioso minerale estraibile.

Primo intoppo, e di notevole importanza tuttavia, le risorse idriche della zona  in cui è situata la miniera e i suoi dintorni e  dove vivono stabilmente alcune famiglie.

Prosciugate le risorse idriche del sottosuolo per il lavaggio del minerale e altri usi,prosciugati già parecchi pozzi di superficie intorno, cosa accadrà , a breve, con l’arrivo della stagione secca ?

A questi interrogativi l’Areva non dà affatto risposte alle organizzazioni nigerine,che pongono la questione sul tappeto. Anzi, sempre l’Areva, dice di non essere stata messa al corrente della cosa e, in più non offre spiegazioni neanche per quanto riguarda la pericolosità delle scorie radioattive e del loro smaltimento, che già negli anni precedenti ha  un po’ in tutto il Niger.

Infine, ciliegina sulla torta, è stata creata intorno alla miniera di Imouraren, non ancora operativa, una zona di esclusione di 450 chilometri, un “perimetro sanitario”, si fa per dire, che esclude persone e animali dall’accesso.

Insomma i nigerini trasformati da padroni a ospiti in casa propria. Ospiti, per altro, non troppo graditi, la cui salute è  fortemente a rischio. E per premio la sicurezza, forse ,di almeno un pasto al giorno per i propri familiari.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog