La situazione ancora oggi è molto grave in Niger perché continua in buona parte del Paese lo stato di emergenza del 2009-2010.
Questo è l' allarme che è stato lanciato dalle Ong che lavorano in Niger in quanto esse dicono che, anche quest'anno ,sono andati persi tra il 60% e il 90% dei raccolti in agricoltura.
Ciò significa vera e propria fame in particolare per le popolazioni delle zone rurali.
Fortunatamente però ,per la prima volta, c'é da dire che il governo del presidente Issoufou Mahamadou ha riconosciuto lo stato di calamità nel Paese.
E qualcosa si muove, facendo ben sperare.
Intanto, ieri, nella capitale Niamey, si sono incontrati il ministro degli esteri cinese e il suo omologo nigerino con l'obiettivo di firmare due accordi fondamentali per il futuro del Niger : uno sulla cooperazione economica e tecnica, l'altro sull'aiuto alimentare di urgenza.
Specie quest'ultimo improrogabile, vista la situazione molto complessa.
Meglio di quanto avessero fatto in precedenza i francesi, i cinesi, negli ultimi tempi, non solo hanno costruito in Niger un certo numero di pozzi, scuole, ospedali e strade ma adesso sono pronti ad intervenire fornendo tutti gli aiuti alimentari necessari alla popolazione.
Popolazione che si ritrova a dover gestire inoltre una situazione un po' particolare in quanto ultimamente c'è stato anche il rientro in Niger di circa 250 mila persone, nigerini e non, fuggite dalla Libia di Gheddafi ,dove erano andate a cercare lavoro.
Ovviamente l'aiuto cinese, pragmatico al massimo, non è affatto disinteressato, perché la contropartita si chiama il prezioso uranio e l'altrettanto indispensabile petrolio.
Molte imprese cinesi sono riuscite in tal modo ad ottenere diverse concessioni, in loco, per l'estrazione e la raffinazione del petrolio così come altre ancora, ben più importanti, lì dove si trovano i giacimenti di uranio, di cui il sottosuolo del Niger si è scoperto essere ricco.
Pozzi petroliferi e giacimenti di uranio, fino a poco tempo prima ,feudi incontestati e incontestabili della nota francese Areva in Niger.
Oggi, invece, grazie al cambiamento di rotta in politica, in seguito alle ultime travagliate elezioni, e agli accordi oculati e discretamente vantaggiosi con la Cina, il Niger è divenuto anch'esso finalmente un Paese produttore ed esportatore di petrolio a tutti gli effetti.
E non solo perché può dire di disporre di un'industria petrolifera completa.
L'importante è che il denaro ricavato dagli introiti consentano sopratutto alla poplazione civile di vivere dignitosamente e che i capo-famiglia, grazie a salari garantiti, possano dare da mangiare ai propri figli anche in periodi difficili come quello che il Niger sta attualmente attraversando.
Infatti un'altro aspetto importantissimo di questo accordo sino-nigerino è l'impiego di manodopera e tecnici locali e non più cinesi, ad esempio, da parte della CNPC ovvero la China national petroleum corporation, e questo tanto ad Agadem quanto a Zinder.
Mentre l'invasione di maestranze cinesi in altre nazioni africane, come ben sappiamo, aveva , ha creato e crea non pochi disagi e malcontento nelle popolazioni locali.
Insomma in Niger pare che i cinesi siano, per il momento, il giusto salvagente per creare sviluppo e arginare l'emergenza della fame incombente.
E non è poco se si pensa, per esempio, alla situazione del Corno d'Africa e ,in particolare, a quella della martoriata Somalia.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)