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Niger/I nigerini costretti a scegliere ogni giorno tra morte o fuga per le violenze di Boko Haram

Creato il 08 gennaio 2016 da Marianna06

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Mentre i nostri "media" tacciono,l'opinione pubblica internazionale è troppo impegnata  con l'accoglienza "sì e no" ai migranti per accorgersene, dei nigerini ne dà notizia solo la Caritas internazionale.

Ci riferiamo a più di duecentomila persone in fuga dal Niger, il loro Paese d'origine, minacciate di morte dagli  jihadisti di Boko Haram, che hanno sconfinato ormai da tempo dalla vicina Nigeria e attaccano una popolazione civile inerme.

Il Niger, come sappiamo o almeno dovremmo, è uno Stato povero e fragile, le cui autorità, corrotte a oltranza come spesso accade nei Paesi africani,  non sono assolutamente in grado di difendere la propria gente.

Ciò vuol dire per persone che, a stento riescono nella normale quotidianità a sopravvivere con tutto il carico di malattie endemiche legate anche al grave problema della denutrizione,  o restare dove sono accettando il peggio che potrebbe loro accadere oppure essere di necessità  indotte a fuggire senza meta e, sovente, a seconda delle stagioni, con condizioni climatiche disumane.

Sempre secondo la Caritas Internazionale infatti, a partire dal 2014, circa un terzo della popolazione è stata costretta a lasciare il Paese senza portare con sé nulla altro che gli abiti laceri e consunti , che aveva indosso.

E, naturalmente, hanno scelto per risiedere aree disabitate, prive di tutto.

Circa 151 scuole, dati alla mano, sono state distrutte perché il principale nemico di Boko Haram è proprio l'istruzione. In particolare l'istruzione all'occidentale.

Poiché la violenza fondamentalista in quell'area, invece di diminuire, s'intensifica e la situazione in Niger è  sul serio più che drammatica, occorre nell'immediato (a chiederlo è la Caritas Internazionale e le Ong impegnate in loco, le rarissime rimaste), un sostegno internazionale per i profughi nigerini.

Senza più tramandare.

Non si può più continuare a ignorare il problema pena una condanna a morte, senza appello, di una intera popolazione.

                                 Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

   ndr.) In alto l'immagine di un villaggio nigerino in tempo di pace


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