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Nigeria / Scontri tra pastori e contadini / Parecchia gente in fuga dai villaggi

Creato il 02 aprile 2013 da Marianna06

 

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Nessuna meraviglia per l’accaduto della scorsa settimana quando, in uno dei tanti scontri tra pastori e contadini della Nigeria centrale, ci sono stati, al termine,cinquemila sfollati e diciannove morti.

Nessuna meraviglia, io dico, perché in contesti del genere,dove sopravvivere è molto difficile per chiunque (e non si tratta quasi mai di conflitti etnici tout court anche se dall’esterno li si vuol fare passare per tali), basta lo sconfinamento di una mandria, o persino di un unico capo di bestiame incontrollato, nei terreni coltivati dei contadini che immediatamente è “guerra” senza risparmio di colpi.

E così è stato infatti, nel fine settimana scorso, con il risultato terribile di ben quattro villaggi dati interamente alle fiamme, al di là dei morti e dei feriti di cui detto sopra.

I pastori erano e sono di etnia fulani e i contadini appartenenti, invece, alla comunità atakar.

Secondo i media locali, che hanno riportato la notizia, in questo caso ci sarebbe stato da parte dei contadini, in risposta alla “prepotenza”subìta (lo  sconfinamento), addirittura l’avvelenamento di alcuni capi di bestiame.

E così i villaggi messi a ferro e a fuoco sono stati quelli di Mafan, Zalang, Taliki e Zangkan,tutti al confine tra gli stati di Plateau e Kaduna.

I profughi, attualmente, pare siano in maggioranza diretti nello Stato di Kaduna.

La lotta per il controllo dei pascoli, comunque, è presente un po’ dappertutto in Africa (Kenya, Somalia,etc..). Non solo in Nigeria.

E lo è da immemorabili a causa, appunto, di una sopravvivenza quasi sempre non facile e comunque, in generale, abbastanza precaria tanto per gli uni che per gli altri.

Anche se i pastori ,per la ricchezza dovuta ai loro capi di bestiame, restano leggermente avvantaggiati .Mentre i contadini dipendono di necessità dalle condizioni del tempo atmosferico.

E la siccità è il loro acerrimo nemico.

Purtroppo,però, nello Stato di Plateau, in tre differenti episodi del genere, nel giro di quindici giorni,si sono sommati complessivamente più di ottanta morti.Troppi.

Qui sta la gravità della cosa.Sarebbero forse necessarie riforme governative per il settore (agricoltura e allevamento) con aiuti sostanziali agli interessati.

 Misure repressive con interventi della polizia o dell’esercito a posteriori, non risolvono nulla.

E rischiano, semmai, nel tempo, il ripetersi dell’accaduto, quando si ripresentasse la circostanza.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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