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Metallica 3D Through the Never (2013) - 3,5/5
Antal (1973), americano di origine ungherese, ha lavorato per un po' in Ungheria prima di stabilirsi a Los Angeles.
-Metallica 3D Through the Never
USA 2013 - musicale/docufiction - 92min.
Durante un concerto dei Metallica, Trip (Dave Dehaan), membro tuttofare della troupe, viene inviato a recuperare una misteriosa borsa indispensabile per il concerto. Mentre nell'arena i quattro di Frisco scatenano il pubblico a colpi di sciabolate heavy metal, il ragazzo si aggira sbalordito in una metropoli notturna e deserta in cui sembra avvenire una specie di apocalisse.
I Metallica non hanno bisogno di presentazioni; per chi sta leggendo queste righe sicuramente riepilogare la storia della band sarebbe infatti superfluo. Ai curiosi capitati qui per caso basti invece sapere che sono la più importante band heavy metal americana. L'idea di questo film-concerto è di combinare la consueta energia che il gruppo esibisce nei numerosissimi concerti ed elevarla con il supporto tecnico di un palco fantasmagorico progettato da Mark Fisher (1947-2013, a lui è dedicato il film) - che ha progettato i palchi dei più imponenti concerti rock della storia, dal tour di The Wall dei Pink Floyd al 360° Tour degli U2 - ripreso da 24 telecamere IMAX 3D. A far da contrappunto alla spettacolare esibizione della band Antal ha imbastito una frammentaria narrazione sul personaggio di Trip che si aggira nella città prossima alla distruzione, con un gioco di rimandi per cui ciò che accade dentro l'arena influenza l'esterno e viceversa.
Dico subito che chi si aspetta una narrazione compiuta dalla storia di Trip ha sbagliato film: nella miglior tradizione dei nomi parlanti la vicenda del ragazzo è un viaggio interiore nelle emozioni e nel mondo iconico delle canzoni dei Metallica, cui si rimanda con un montaggio analogico che tiene conto dei testi per elaborare le immagini. Il viaggio di Trip è un viaggio "Through The Never", in una Never-Land oscura e violenta in cui ognuno di noi può trovarsi a vivere in qualche momento della propria vita, e di cui la musica dei Metallica costituisce una valvola di sfogo, un'esperienza catartica nella miglior tradizione delle espressioni artistiche di stampo teatrale: nella folla che si dimena al pulsare del basso elettrico e della batteria martellante si riconosce l'orgia dionisiaco-cannibalesca dei rituali greci, la caduta in trance delle ancestrali civiltà africane, la necessità di esorcizzare le paure ataviche dell'uomo di morte e solitudine nella partecipazione ad un forsennato rituale collettivo.
Non voglio rivelare troppo della scaletta, che comunque si può trovare comodamente in Rete per chi volesse pregustarsela: ovviamente durando il film 92 minuti non c'è tempo per una regolare setlist di un concerto da due ore; la scelta è ricaduta su pezzi celebri, ma che spaziano comunque dal primo all'ultimo album (esclusi Load e St. Anger); è una scaletta eccellente anche se forse per l'occasione si sarebbe potuto pensare di ripescare qualche brano meno noto o poco suonato dal vivo rispolverandolo (personalmente adoro The Outlaw Torn dall'album Load, ad esempio, e sono convinto che sarebbe stato assai azzeccato in un progetto di questo tipo). Per quanto riguarda il fronte della recitazione, a parte il ruolo di Dave Dehaan che è muto per tutto il film e non è che lasci molto spazio per il personaggio, fa piacere vedere le doti "attoriali" dei membri della band (anche qui non voglio svelare troppo ma diciamo che oltre a suonare i Metallica hanno anche dovuto in una certa misura "interpretare" un ruolo).
Il consiglio di visione, oltre a tutti i fan della band o del genere musicale, dev'essere esteso anche a chi piace vedere sperimentazioni e contaminazioni sullo schermo: oltre al film-concerto, ci sono parentesi horror, escursioni surreali ed un impianto narrativo che mischia realtà ad immaginazione come fosse un mockumentary. Il risultato è molto originale e davvero meritevole di visione per gli appassionati di linguaggio filmico. Sebbene altri cineasti si siano cimentati nella ripresa di concerti o documentari musicali (come Martin Scorsese in Shine a Light e L'ultimo valzer, Joe Berlinger e Bruce Sinofsky con Some Kind of Monster sugli stessi Metallica, Phil Joanu con U2: Rattle and Hum o il nostrano Luigi Faccini con Banco Live 1981) Antal è forse il primo che tenta una fusione così ardita tra narrazione e musica. Un esperimento che merita attenzione, da vedere alle massime condizioni possibili (IMAX e 3D).
Alla fine vi fischieranno le orecchie.
Voto: 3,5/5
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