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Nino D’angelo, un simbolo di Napoli, difende la sua città dopo i fatti di Roma

Creato il 06 maggio 2014 da Vesuviolive

Un pò tutti stanno lasciando dichiarazioni, commenti o pareri sui fatti di Roma accaduti durante la giornata della finale di Coppa Italia, ora si aggiunge la voce di uno dei simboli di Napoli, Nino D’Angelo, autore di uno dei più celebri cori napoletani. Nino D’Angelo ha voluto sottolineare che Napoli non è solo quello che i media vogliono far vedere al mondo, utilizzando eventi o singole persone per etichettare un’intera regione, il cantante napoletano preme sul fatto che a Napoli ci sono tantissime brave persone ma sfortunatamente l’Italia sta perdendo il sentimento di unione storica e culturale propria di una nazione, per diventare sempre più razzista. “La situazione si è incattivita, il momento è delicato e per l’umorismo non è rimasto spazio. Ho visto che Tosi si diverte proponendo di vietare i matrimoni misti tra veneti e calabresi. Mi pare una brutta cosa, una trovata senza grazia alcuna. Purtroppo il Paese è diventato razzista, non c’è un cazzo da fare”. Esordisce così Nino D’Angelo, che proprio su Napoli ha voluto puntualizzare. “Io sono un napoletano perbene. E come me ce ne sono tantissimi che non hanno l’onore di andare in diretta tv, ma che ogni domenica ricevono attestati d’odio puro in ogni stadio d’Italia. Non per questo io mi permetto di giudicare i milanesi o i romani. Cento mascalzoni che si chiamino Genny o Mario Rossi non possono rappresentare una città né una nazione. Detto questo, quel che è accaduto all’Olimpico è inaccettabile. Ed è un peccato, perché il calcio, che mi piace sempre meno, potrebbe avere una funzione sociale importantissima”. Poi un parere sulla carogna: “Il mio personaggio del film forse avrebbe fatto esattamente come il Genny dell’altra sera. Avrebbe chiesto lumi sulle condizioni del ferito, fatto ritirare le bandiere,rassicurato la folla. La vita umana viene prima di tutto il resto. Altra cosa è la trattativa. Lì può e deve decidere solo lo Stato. Io, da tifoso e da cittadino, posso solo scegliere se rimanere allo stadio o andare via. Non posso imporre nulla alle istituzioni. Non posso orientare niente. Ma non credo sia accaduto veramente. Mi pare una scusa”.


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