nipoti plurilingui

Da Virginia Less

Sappiamo da tempo che l’apprendimento  delle lingue straniere riesce meglio  in età precoce. La spiegazione, che mal ricordo, riguarda l’attivazione dei necessari  collegamenti cerebrali,  ovviamente  più plastici che nell’adulto. Si creerebbero , in parole povere, più  circuiti del tutto analoghi per la lingua materna e per le altre, se praticate in contemporanea o quasi.

Nell’indirizzare i piccoli allo studio si mira ai vantaggi derivanti dalla conoscenza di  idiomi utili. Il solito inglese (ora magari il cinese o l’arabo) e quelli comunque diffusi. L’articolo di Daniela Natali che ho trovato neIl corriere della sera evidenzia aspetti nuovi della questione: “gli esperti ci dicono che il vantaggio si ha anche se la lingua è poco parlata, o ritenuta “inutile”. E, allora, di che tipo di vantaggio si tratterebbe?”

Risponde Antonella Sorace,(…) Università di Edimburgo: «Crescere bilingui, o comunque apprendere una seconda lingua da bambini, significa imparare precocemente a “mettersi nei panni degli altri”, a vedere le cose da un prospettiva che non sia solo la nostra. E questo perché il bambino bilingue ogni volta che parla deve “scegliere” una lingua in base all’interlocutore che ha davanti.” Mi sembra una bell’esercizio di “maturità”!

A questo vantaggio se ne aggiunge un altro, più cognitivo: l’Attenzione selettiva. “Bisogna “inibire” le competenze relative a una lingua per esercitare le altre, e questo porta a sviluppare la capacità di concentrazione che consiste nell’ignorare fatti in quel momento irrilevanti”. L’articolo prosegue prospettando l’ipotesi ( da verificare)  che conoscere più lingue allontani il deterioramento intellettuale.

Quanto al ritardo nel parlare che caratterizzerebbe i bambini pluriligui, esso è apparente: la somma delle parole conosciute nelle due (o più) lingue è pari o maggiore rispetto ai coetanei. E neppure è il caso di temere un “sovraccarico” intellettuale: “il cervello non è una scatola a capacità limitata: più lingue si sanno, più è facile impararne.”

E dunque, care nonne, se ci capita tra le altre cure di accompagnare i nipotini a lezione di lingue, “confortiamoci” considerandone  (come per lo sport) la positività,  e magari approfittiamone per rinfrescare la pratica di quelle che conosciamo.

 

 


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