Per motivi d'ambito lavorativo su cui eviterò di dilungarmi, sto seguendo in questi giorni la New York Fashion Week. Ora: a quanto pare la concomitanza di più esibizioni (sfilate, in questo caso) nell'ambito di un solo evento ha conseguenze devastanti sul mio istinto di competizione indiretta. Che ne so, è come se l'inevitabilità del paragone tra i partecipanti mi obbligasse a trovarmi un preferito. Una roba del genere. Come che sia, il punto è che tutta 'sta faccenda ha avuto su di me lo stesso effetto che ha ogni anno Sanremo. Cosí mi sono ritrovata a tifare come un'ultras sfegatata per le rappresentanze iberiche in terra statunitense. Manco dovessero vincere qualcosa, poi.
Tra l'altro, se vogliamo dirla proprio tutta, una delle mie sfilate preferite è stata quella di Diane Von Fustemberg. E ammetto che anche la mediaticissima Victoria Beckham, in una delle sue due collezioni, non m'è dispiaciuta affatto (dev'essere perchè la imitavo da bambina). I brand iberici, però, mi sono simpatici per definizione. Per il ruolo da blogger che mi sono auto-imposta. Insomma, perchè sì. Da lì, il tifo. L'intenzione di seguirli con maggior interesse. L'entusiasmo nel volerne condividere alcune creazioni con voi.
Prima, però, permettetemi una parentesi sulla scheletricità di alcune modelle. Ma non per fare dei moralismi, no. E' solo che la trovo controproducente. Non fraintendetemi: io non sono certo una bellezza, ed é possibile che la taglia 42 non mi dia neanche il diritto di criticare del tutto le magre. Solo che 'ste qui sembrano malate, dai. Giro-cosce da dieci centimetri scarsi, mandibole tirate, ossa ovunque. Per qualche strano motivo quando camminano buttano i piedi all'indentro, dando alle gambe l'illusione ottica di essere irrimediabilmente e perennemente storte. Ad aggravare il tutto, ci si mette il canonico broncio da "odio il mondo/ cosa ci faccio qui/ voglio morire" (che suppongo, negli intenti, dovrebbe essere sexy) ed una carnagione per lo piú tendente al color carta velina. Davvero, io non so che effetto possa fare tutto questo agli uomini, ma il prodotto finale - e cioé l'abito - siamo noi donne che dovremmo avere voglia di comprarlo. E quindi é alle donne che mi rivolgo: se vedete un qualcosa che non vi piace, e questo qualcosa ha addosso un vestito, non é forse vero che il vestito subisce l'effetto del parere negativo che l'immagine nel complesso vi dá? Sí, insomma, se io penso "oddio, poverina, questa qui sembra in fase terminale" l'abito che indosserá mi parrá inevitabilmente un po' piú brutto di quanto mi sembrerebbe indossato da qualcuna apparentemente in salute. Ma magari sono strana io, boh. Comunque, torniamo ai brand spagnoli che hanno sfilato a New York. Quelli per cui ho ardentemente tifato. Per esempio, il mio preferito di Custo é questo che riporto qui sotto. Anche se non si capisce perché abbiano messo alle tizie 'ste sottospecie di padelle con frontino in testa. Ma vabbé.
A proposito: si dice Cústo, non Custó: smettiamola con 'sti francesismi inesistenti, visto che lo stilista é al 100% catalano.
Il migliore, a mio parere, resta comunque questo tripudio di girasoli.
Ragion per cui, anziché uno, ve ne propongo almeno tre.
Poi non mi direte che questo qui sotto non é spettacolare.