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Creato il 24 novembre 2012 da Albertogallo

NO (Cile 2012)

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Questo film è stato presentato alla XXX edizione del Torino Film Festival, nella sezione TORINO XXX.

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Cile, 1988. Pinochet indice un referendum per prolungare la sua dittatura. Le opposizioni ottengono il diritto di replica in spazi tv. Un pubblicitario (Gael García Bernal) dalle idee rivoluzionarie prova a rinnovare il linguaggio politico attraverso ottimismo e leggerezza. Pablo Larraín, vincitore del TFF 2008 con “Tony Manero”, dirige un affresco libero e lucidissimo sulla macchina del consenso.

“No”, come il voto che vinse al referendum del 1988 che mise fine alla dittatura di Augusto Pinochet, lentamente reintroducendo in Cile una cosa chiamata democrazia. “No”, come la parola che più spesso ripete il protagonista di questo film per portare testardamente avanti le sue idee estetiche e ideologiche un po’ folli ma sicuramente innovative. “No”, come lo slogan (politico, pubblicitario) potenzialmente più semplice ed efficace del mondo.

Quando si dice un approccio lo-fi: il film di Pablo Larraín sembra girato a mano con una di quelle telecamerine a cassetta che erano in voga negli anni in cui il film è ambientato. Se da un lato l’operazione nostalgia (i cari vecchi vhs…) è riuscita e condivisibile, dall’altra è anche vero che No, da un punto di vista estetico, scivola spesso nello sciatto, nell’apparentemente improvvisato, con una regia quasi svogliata e un montaggio che sembra procedere un po’ a casaccio. In ogni caso il film è godibile, e riesce nell’intento di essere al contempo ironico e malinconico. D’altronde all’epoca degli eventi il regista, nato a Santiago, aveva 12 anni, ed è normale che, accanto alla denuncia politica, traspaia dalla pellicola anche una certa buffa nostalgia per un’epoca ormai lontana. Bravo come sempre il protagonista, Gael García Bernal, che dopo un’esplosione di popolarità nei primi anni Zero (I diari della motocicletta, La mala educaciòn, L’arte del sogno) sembra un po’ essersi perso per strada. Difficile che un film come No contribuisca in maniera determinante a un suo eventuale rilancio, ma è positivo il fatto che una (ex?) star hollywoodiana abbia voluto partecipare a una pellicola così impegnata e dal budget, immagino, piuttosto risicato. Bravi anche gli altri interpreti. Ma a rimanere impressi, per il loro elevatissimo tasso di immagini vintage-trash, sono soprattutto gli spot pubblicitari che puntellano la vicenda dall’inizio alla fine. Altro che Mad Men!

Alberto Gallo



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