Me l'ha chiesto il Senator, ieri sera, mentre lavava i piatti e io me ne stavo appollaiata sullo sgabello al bancone della cucina.
No
Non ci ho pensato nemmeno un attimo a rispondere. Perche' adesso e' cosi'. Non ci penso mai, non ci penso piu'. Sono talmente assorbita in tutte le mie energie dal fare a tempo pieno il mestiere che faccio, ormai da quasi cinque anni su quasi dieci che stiamo insieme, che davvero non mi manca l'idea di casi e clienti, norme e comparazioni.
Di piu'. Non mi mancano altre responsabilita'.
Da quando siamo qui le energie che ogni giorno devo produrre per tenere insieme i nodi a me cari e' tale, che davvero non sarei in grado di fare discretamente bene nessun altro lavoro che quello che gia' cerco di fare al meglio.
Essere al quarto espatrio puo' rendere piu' semplice il carico pratico, perche' gia' si sa come procedere nei gineprai di dichiarazioni, fogli, moduli, forniture etc. Ma il problema non e' tanto lo spostarsi di nuovo, quanto il tempo che va avanti. Le bambine che non hanno patito piu' che un paio di giorni lo spostamento dalla Francia alla Polonia, non avevano legami profondi aldila' di quelli quotidiani con mamma e papa' e a periodi con i nonni . Avevano 7 e 28 mesi. 20 mesi dopo avevano la coscienza di esser legate a zii, zie, amichetti, amichette, maestre, luoghi, parchi. Avevano la loro fontana preferita e sapevano a memoria la strada da casa asilo. E i nonni non troppo vicini, ma nemmento troppo lontani.
A 4 anni e mezzo si e' abbastanza grandi per accorgersi che Mamma, questo viaggio per andare dai nonni ora e' tanto lungo, non e' piu' come prima. Detto senza rancore ne' amarezza, ma e' la verita'.
E mentre lei crede ancora che io possa tutto, perche' sono la mamma, su questo non ci posso far nulla, l'unica e' aspettare che il momento lavorativo sia buono e poi ritrovera' tutto il suo mondo a portata di mano o almeno di ryanair.
Contemporaneamente il tempo va avanti anche per i genitori.
Io l'ho sempre saputo che non saro' giovane per sempre, e prima di me non saranno giovani per sempre i miei.
E ho anche sempre saputo che sono figlia unica, che ho ricevuto tutto da loro e che solo io posso dare tutto a loro.
E che essere a due ore di volo in un qualsiasi posto d'Europa, non e' il massimo per essere presente quando ci dovresti essere, ma e' comunque fattibile. Mentre essere qui significa un viaggio ogni tre / quattro mesi, o altrimenti muoversi solo per emergenze.
Essere qui significa anche che quando mia madre ha bisogno di me nel suo pomeriggio che volge al tramonto, dopo una giornata difficile, io invece sono in piedi da pochi minuti, sto cercando di alzare la pressione col caffe' e ho mezz'ora al massimo per svegliare, vestire e portare le bambine all'asilo.
Di fatto non ci sono fisicamente e non ci sono nemmeno temporalmente. Perche' quando servo e' l 'ora dell'asilo, della spesa per il frigo che fa l'eco o sto dormendo.
Il fuso orario si rivela una distanza piu' difficile di quella geografica. Posso salire su un aereo per annullare la distanza fisica, ma non posso fermare l'orologio per annullare la distanza temporale.
A tutto c'e' rimedio, mi dico sempre. E sudo, penso, stringo i denti e vado avanti, finche' il rimedio lo trovo. Ma accettare che a volte il rimedio non c'e' e l'unica e portar pazienza e aspettare che questo periodo di lontananza dall'Europa finisca, mi consuma un sacco di quell'energia che mi serve prima di tutto per rallegrare le bimbe e poi i nonni.
E per farci star tutto, essere ottimista per scaldare il loro focolare e contemporaneamente digerirmi il dispiacere, non m'avanza nulla per nessun altro lavoro oltre l'esser mamma, moglie e figlia. E' una fortuna che possiamo permetterci di vivere con uno stipendio anziche due, percio' lavorare e' solo una scelta per me, non una necessita'. E onestamente, se in passato scegliere di non lavorare m'e' risultato difficile perche' c'e' voluto un po' a spezzare il circolo mentale lavoro dunque esisto*, adesso e' l'ultimo dei miei pensieri.
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*cit. Mimma, che ha raccontato su ADF il suo percorso di accettazione dal lavorare al non lavorare e mi ha fatto ricordare (c'e' un mio commento formato pappardella nel medesimo post) quando anche io ho attraversato quel periodo di lacrime quasi quotidiane per paura di non ritrovare piu' un'altra dimensione.
E qua e la' ne ho scritto anche qui.
http://www.valentinavaselli.com/2011/08/ita-ordinari-paradossi-e-momenti-di.html
http://www.valentinavaselli.com/2013/05/cv.html
http://www.valentinavaselli.com/2013/07/trentaquattro.html