L'abbiamo accettato, tollerato, condotto.
Abbiamo concesso che s'insinuasse nel nostro quotidiano parterre di accessori selezionati, sempre tacendo, anche quando si è permesso di rubare la scena alla piccola clutch gialla, umiliandola e coprendola, anche quando si è impadronito di avambracci che avrebbero solo voluto valorizzare maniche larghe di trasparenze a tre quarti.
Sì, perché quell'oggetto a cono uncinato e plissé mal riuscito l'abbiamo aperto perfino noi, quelle che l'ombrello lo dimenticano di proposito pur di avere un motivo che ne giustifichi il non utilizzo.
Sono quasi due mesi che respiriamo a fondo ogni qual volta infila la punta nella scollatura della francesina, trovandoci a ricordargli che ai piedi calziamo preziose scarpe, non occasionali grondaie, due mesi che macchiamo sedili dell'auto, che svalutiamo primaverili cappottini a trapezio, che riduciamo i sacchetti dello shopping perché la mano destra è costantemente impegnata a reggerlo.
Da questo weekend io dirò “No all'ombrello, sì al foulard”.
Decidete voi se indicherà ribellione o prove generali di divismo legittimato, fantasia su grigio circostante o capo coperto a lutto, protezione per pieghe esaurite dall'umidità oppure sciopero forzato del phon.
L'unica controindicazione sarà un'andatura accelerata... e pace per la passeggiata mancata, così come per la parte basse dello stiletto graffiata.
Di ombrelli di scorta non voglio più sentir parlare. Che piova. Io travestita da Audrey la primavera esco comunque a sfidare.
Immagini da:
Classy in the city
Crush Cul de Sac
helene.ceceile