Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro l'omofobia e la transfobia, in memoria di quel 17 maggio 1990, quando l'Organizzazione mondiale della sanità rimosse l'omosessualità dalla liste delle malattie mentali. A ventidue anni di distanza, questa presa di coscienza non ha coinvolto tutti. E suscita quanto meno dispiacere sentire "illustri" personalità della televisione e della politica italiana venirsene fuori con affermazioni e accuse degne del più vile dei barbari. Che sia un problema di cultura? E allora perché non combattere l'ignoranza con i libri? La letteratura svolge il ruolo fondamentale di far conoscere. E conoscere significa non temere, non aver più paura delle diversità. Che poi il mondo è più bello senza quelle persone che fanno dei propri diritti lo strumento per ledere i diritti altrui. Sappiamo tutti che, sì, è davvero una "malattia" l'omofobia. Ma abbiamo la cura, vero? Un po' di cultura e di sana lettura.
Comincerei con i due romanzi di Patricia N. Warren, La corsa di Billy e La sfida di Harlan: l'omosessualità diventa ossessione, motivo di vergogna, fino a far diventare l'amore un sentimento da nascondere e da rinnegare. Storie di intolleranza, ma anche di forza, di speranza nell'emancipazione e nella riaffermazione della propria sessualità. Le nove storie di amore omosessuale in Io non so chi sei, scritte da Giancarlo Pastore, ci raccontano invece di solitudine, ipocrisia, di scelte decisive, e ci mostrano, tra scene amare e scene divertenti, la ricerca di se stessi. In Se ancora c'è domani, di Valerio Bartolucci, il coraggio delle proprie scelte diventa il requisito essenziale per poter continuare a vivere. Storia dell'omofobia è invece un saggio di Paolo Pedote; e ancora Omosessualità. Una proposta etica, di Giannino Piana.
