Il tre giugno, il tre giugno del milleottocentosessantanove Minnie gli invia una lettera, a Harry: se non fossi mio cugino, ecco, ti scriverei chiedendoti di sposarmi e portarmi via con te, ma siccome lo sei, niente da fare; elucubrazioni da quattordicenne liceale, se solo mi invitassi al ballo ci verrei, con te, ma siccome non mi inviti, e io lo so, che non mi ci inviti, non ci vengo, con te: vado con un altro. E continuava mi consolerò comunque col pensiero che tu non avresti mai accettato, perché complicare tutto, poi?, che è un po' il siamo ottimi amici, non roviniamo così il nostro stupendèrrimo rapporto che si usava nel giugno del milleottocentosessantanove, nel Rhode Island.
Minnie Temple, se Henry James non fosse stato suo cugino, un pensierino forse ce l'avrebbe fatto.
Anche se settebellezze, Minnie Temple, proprio no.
Anche se a Henry, che poi lo chiamavano tutti Harry, gli fregava cicca, del posso o non posso: lui, alla fine, la cugina l'ha fottuta, pure senza fotterla davvero.
[ieri è uscito su Finzioni No Better Reward, vale a dire l'ultima sciarada della rubrica Non c'è cosa più divina. Tra quarantadue giorni mi sposo. Non con mia cugina, ci tenevo a dirlo.]