La follia che può raggiungere un regime per giustificare se stesso e le sue azioni, come noto, non ha limiti. L’ennesima dimostrazione di questa verità e’ data dalle parole di Ali Shamkhani, potente Segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale dell’Iran.
In una conferenza stampa il 3 Novembre scorso, parlando della recente ondata di repressione contro i giornalisti – cinque arrestati in poche settimane – Ali Shamkhani ha affermato: “Noi non vogliamo distruggerli; noi li arrestiamo per proteggere la loro incolumità. Questi giornalisti erano in gravi problemi“. Non contento ha quindi aggiunto: “Noi abbiamo la situazione sotto controllo. Quando gli abbiamo detto (ai giornalisti arrestati, NdA), che qualcosa non andava, loro hanno risposto che non ne erano consapevoli. Questa questione e’ sotto investigazione” (Journalism is not a Crime).
Le parole di Shamkhani non devono passare in secondo piano. Primariamente perché si tratta di un collaboratore diretto di Ali Khamenei, potente Guida Suprema iraniana che – dopo la firma dell’accordo nucleare – ha dichiarato guerra a ogni tipo di infiltrazione culturale nemica nella Repubblica Islamica. Secondariamente, perché Shamkhani guida un organo potentissimo, il Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale dell’Iran (SNSC). Dal 1989 al 2013, a capo dell’SNSC, c’e’ stato proprio l’attuale Presidente iraniano Hassan Rouhani.
Sotto il controllo di Rouhani, lo ricodiamo, il Supremo Consiglio fu la mente silenziosa della repressione della rivolta degli studenti di Teheran nel luglio del 1999 e le proteste di massa che hanno attraversato la Repubblica Islamica tra il 2009 e il 2011 (UANI).
Gli abusi contro la popolazione iraniana del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale dell’Iran e le parole di Ali Shamkhani, devono far paura ed essere denunciati. Ci auguriamo che a farlo sara’ il Governo italiano, in occasione della visita di Hassan Rouhani in Italia, il 14 Novembre prossimo.