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No excuses for England

Creato il 11 settembre 2011 da Rightrugby
No excuses for England Rugby World Cup, Pool B - Dunedin
Argentina 9 - 13 England
Presto fatte le pagine sportive dei tabloid inglesi dedicati al debutto della nazionale di Martin Johnson al Mondiale neozelandese. Foto enorme di Jonny Wilkinson e titolo a caratteri cubitali "No excuses": glielo dice pure il solito che compra un biglietto a caro prezzo e poi lo spreca correndo nudo sull'erba. Ce ne sono ben poche, infatti. Il numero 10 che chiude con un terribile 3/8 dalla piazzola e che non ammette scuse di fronte a chi prova a giustificarlo insinuando che sia colpi dei palloni: Wilko definisce quella di Otago come la peggiore prestazione personale al calcio. E poi c'è tutto il resto dell'Inghilterra che alla fine vince 13-9 sull'Argentina, dove mancano altri punti dai penalty (tanti) concessi dagli avversari: nei soli primi venti minuti di partita, Felipe Contepomi e Santiago Fernandez ne sbagliano tre. 
Ha da lavorare la truppa di sua maestà, lo ha detto il capitano Mike Tindall. A proposito: sicuri fosse lui quello con i gradi di sergente sul campo? Perché per quasi ottanta minuti Nick Easter ha confabulato con l'arbitro Bryce Lawrence per chiedere spiegazioni in merito a certi fischi. Spiegazioni inutili: tra placcatori che non rotolano via, gente che non rimane in piedi nelle ruck e driving maul che falliscono sul nascere per blocco irregolare, la famosa disciplina che coach Jonno ha tanto raccomandato ai suoi rimane negli spogliatoi. E che costa il giallo al pilone Dan Cole al 34'.
Un'estate trascorsa a ribadirli quei concetti e tanti altri: impatto, lotta nel breakdown e poi finisce che il solo Fernandez Lobbe tenga testa a tutte le guardie nemiche, mentre Tom Croft è preso a cincischiare pure lui. Manco saltano a contestare le rimesse argentine. La tattica inglese è insomma consistente quanto i numeri appiccicati sulle magliette tutte nere per l'occasione: si strappano come se niente fosse. Bisognerebbe spendere qualche parola in merito ai kit forniti ai rugbisti nel 2011: tipo le maglie ultra elasticizzate che te le raccomando, saltano via le maniche come accaduto a SB Williams contro Tonga. Amen, altro paio di maniche, per l'appunto. 
I Pumas vanno a nozze come possono. Tanto possesso, poche volte effettivamente pericolosi, a loro basterebbero i tre punti di volta in volta, ma la gamba dei due calciatori è corta e in più Contepomi ha problemi alle costole in seguito ad un paio di placcaggi. La prima vera infilzata nei 22 inglesi finisce con Mario Ledesma a terra che fatica a rialzarsi dopo l'intervento scomposto sulla linea laterale di Courtney Lawes che poco prima aveva lasciato il segno sul ginocchio destro del centro Gonzalo Tiesi. Siamo ormai alla fine del primo tempo, l'Inghilterra ha un uomo in meno e il risultato è di 6-3. 
Solo al 26' si assiste al primo break inglese, grazie al guizzo dell'estremo Ben Foden favorito dalle maglie larghe di fronte a lui: poi svanisce sull'assist a Delon Armitage, schierato ala e spesso fuori posizione, come in questo caso quando invece di avvicinarsi al compagno isolato se ne rimane a due passi dalla linea di touch e viene braccato dalla difesa di ritorno argentina. Chris Ashton tocca pochi palloni, quando ha l'ovale si isola immancabilmente e, soprattutto, non placca: nel secondo tempo gli passano davanti prima Gonzalo Camacho, l'ala degli Harlequins, poi l'estremo Martin Rodriguez e i due gli danno la polvere. Wilko e Tindall si pestano i piedi, Easter va di grabber (Easter?), Cole si fa ammonire e Jason Robinson si sfoga via web: "England playing into Argentina hands!". Per quanto ci è concesso, aggiungiamo: sembra l'Italia quando ha di fronte i Pumas. E ancora: sembra l'Inghilterra al Flaminio nel Six Nations 2010.

Nella ripresa, accelerano. Gli argentini, con Rodriguez e Marcelo Bosch, entrato per Tiesi, arrivando prima nei 22 poi sulla linea dei 5 metri. Nota di cronaca: giunge in gara James Haskell con un paio di placcaggi, la firma arriverà al 62' quando va a prendersi di prepotenza l'ovale in un raggruppamento nella propria area dei 22. Al 44', quando la superiorità numerica sta per scandere, Rodriguez finalmente non sbaglia ed è 9-3 Pumas. Wilko al 47' sbaglia da quaranta metri. Di nuovo Rodriguez rende il favore dopo un tenuto a terra di Steve Thompson che si fa trovare al posto di un trequarti centro: a cacciare l'ovale è il solito Lobbe. Il guaio è che la benzina in questa battaglia delle Falklands sta per finire per quelli in celeste-azzurro, mentre Albione può contare sull'ingresso di Ben Youngs in mediana al posto di Richard Wigglesworth che al 51' prova a dare la scossa giocando veloce un penalty e servendo Armitage che viene abbattuto, ma dalla ruck spunta un calcio per Wilkinson: inutile, va, non si sblocca. Quattro errori di fila, saliranno a cinque al 57'. 
"Stay calm, stay calm", predica Will Greenwood che come J. Robinson si avvale di Twitter, forse sperando che nel box dello staff inglese qualcuno sia collegato. Niente pali, ordunque, rimessa alla prima occasione a ridosso dell'area di meta argentina che sarebbe anche il caso di cominciare a intravedere all'orizzonte - anche perché Wilko sbaglia di nuovo al 64'. Toby Flood manco si scalda. Tutto si condensa così negli ultimi dieci minuti o poco più. Il tempo perché faccia il suo ingresso in seconda linea inglese Tom Palmer e Dylan Hartley vada al tallonaggio. 
Fallo conquistato, il fiato è corto tra gli argentini. Rimessa nei 22, maul che funziona, poi Hartley e Youngs cominciano a raschiare terreno palla in mano. Le trincee sono a distanza di palmo, il folletto di Leicester accelera le manovre e trova il pertugio, sfidando in velocità Agustin Creevy, entrato per Ledesma e colpevole del placcaggio alto sul dirimpettaio inglese da cui nasce tutto. Meta sotto i pali, Wilkinson non sbaglia e per la prima volta, al 67', gli inglesi sono avanti. Si galvanizza pure la mischia che in casi precedenti era andata in apnea. Armitage salta su un up and under di Wilko e sfila l'ovale a Lobbe: è il segno che l'inerzia è definitivamente cambiata. I piloni Matt Stevens (entrato per Andy Sheridan) e Cole conquistano l'ennesimo fallo e manco a farlo apposta, garantendo alla loro apertura la traiettoria per non sbagliare a cinque dalla fine. I due gioiscono come fosse Natale. 
La reazione finale dei Pumas alla lunga si arena, con gli inglesi che non placcano. Questa la cronaca, poi ci sarebbe il commento, sempre su quei tabloid di cui sopra, che tanto amano i giochi di parole: WTF?. Poi questa è una nazionale che quattro anni fa imbarcò un 36-0 dagli Springboks nella fase a gironi per ritrovarli in finale, però prendere in mano il diario per ricordarsi di ripassare le lezioni non sarebbe male come idea, ecco.

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