I motivi per cui non dormire possono essere tanti, quello che piace o non piace, ma nonostante tutto piacerebbe, [quasi] a tutti è non dormire perché qualcuno ha deciso di sedersi sul pianerottolo dei pensieri e fermarsi. Piacerebbe anche a me, ma, mi spiace, non sono questi i motivi per cui non riesco a dormire. Sul mio pianerottolo non c’è nemmeno un fazzolettino di spazio, neppure uno di quelli ripiegati a forma di triangolo che quando ero piccola mi facevano impazzire perché non rispettavano mai il teorema di Pitagora. A Pitagora e i suoi amici credo di aver detto “ciao” per sempre. Non lo so ancora se questa cosa mi dispiace, ma è necessaria. Aristotele sarebbe sicuramente felice di cotanta necessità, lo conforterebbe per tutte le volte che non riesce a venirne a capo. È che certe volte le cose te le trovi tra capo e piedi e non puoi dargli un calcio né tentare un goal di testa ché tanto sai che becchi il palo o la traversa. Meglio restare in difesa, meglio chiudere la porta, ché con tutto il chiasso che c’è, trovi una scusa per stare sveglio. Così adesso ho un pianerottolo affollato e chiassoso, ho le tasche piene di trucchi magici che hanno velato e svelato tutte le possibili apparizioni e sparizioni, ho tanti motivi per non dormire e altrettante ragioni per cui dovrei farlo. Arriva un momento in cui la porta non riesci ad aprirla quasi più, al massimo guardi dallo spioncino il tuo pianerottolo e il più delle volte ti volti indietro e ti allontani per non guardare più. Guardo dopo, ti ho detto che guardo dopo. Intanto, chiudi gli occhi e tutti credono che stai dormendo, così abbassano la voce e tutto sembra più lontano. E un motivo per dormire lo hai trovato, sgombrare quel pianerottolo almeno il tempo in cui puoi far finta di avere tutto lo spazio che ti serve per far sedere qualcuno da aspettare, per avere uno di quei motivi che piacciono a tutti e che a te non bastano mai.
I motivi per cui non dormire possono essere tanti, quello che piace o non piace, ma nonostante tutto piacerebbe, [quasi] a tutti è non dormire perché qualcuno ha deciso di sedersi sul pianerottolo dei pensieri e fermarsi. Piacerebbe anche a me, ma, mi spiace, non sono questi i motivi per cui non riesco a dormire. Sul mio pianerottolo non c’è nemmeno un fazzolettino di spazio, neppure uno di quelli ripiegati a forma di triangolo che quando ero piccola mi facevano impazzire perché non rispettavano mai il teorema di Pitagora. A Pitagora e i suoi amici credo di aver detto “ciao” per sempre. Non lo so ancora se questa cosa mi dispiace, ma è necessaria. Aristotele sarebbe sicuramente felice di cotanta necessità, lo conforterebbe per tutte le volte che non riesce a venirne a capo. È che certe volte le cose te le trovi tra capo e piedi e non puoi dargli un calcio né tentare un goal di testa ché tanto sai che becchi il palo o la traversa. Meglio restare in difesa, meglio chiudere la porta, ché con tutto il chiasso che c’è, trovi una scusa per stare sveglio. Così adesso ho un pianerottolo affollato e chiassoso, ho le tasche piene di trucchi magici che hanno velato e svelato tutte le possibili apparizioni e sparizioni, ho tanti motivi per non dormire e altrettante ragioni per cui dovrei farlo. Arriva un momento in cui la porta non riesci ad aprirla quasi più, al massimo guardi dallo spioncino il tuo pianerottolo e il più delle volte ti volti indietro e ti allontani per non guardare più. Guardo dopo, ti ho detto che guardo dopo. Intanto, chiudi gli occhi e tutti credono che stai dormendo, così abbassano la voce e tutto sembra più lontano. E un motivo per dormire lo hai trovato, sgombrare quel pianerottolo almeno il tempo in cui puoi far finta di avere tutto lo spazio che ti serve per far sedere qualcuno da aspettare, per avere uno di quei motivi che piacciono a tutti e che a te non bastano mai.
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