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Un film di mostri senza mostri? È quasi peggio di un whiskey maschio senza rischio! Eppure Monsters (2010), quinta opera del regista inglese Gareth Edwards, non è una pellicola propriamente da sottovalutare. O meglio, ci sono almeno due modi di affrontarla: il primo è dichiararsi indignati per la povertà dei mezzi e la promessa assolutamente non mantenuta dal titolo e dal trailer internazionale (uno s'aspetta qualcosa tipo Cloverfield moltiplicato all'ennesima potenza e invece si ritrova catapultato nel viaggio on the road tra le macerie di una coppia di giovani americani che cerca di fuggire dalla zona contaminata, mentre di mostri se ne vedono pochi, pochissimi, solo nel finale e anche lì piuttosto restii a scontrarsi preferendo amoreggiare e lisciarsi «poeticamente» i titanici tentacoli fosforosi). L'altro è mettersi comodi e godersi la sfacciataggine di un autore che t'invita a casa per farti vedere la sua nuova play-station e invece ti mostra a sorpresa una lampada antica, vecchia come il cucco e un po' decadente, che però quando l'accendi emana una luce ipnotica e terribilmente affascinate. Entrambi i metodi hanno una loro ragion d'essere. Da queste parti, in ragione del più ingenuo amore per la Settima Arte (o forse in disprezzo della stessa) si è deciso di adottare il secondo. Ed allora ecco una rapida disamina dell'opera: la sceneggiatura sembra aver pescato un po' da District 9 e un po' da Jurassik Park: con la sonda spaziale alla ricerca di nuove forme di vita extraterrestre che ritorna dalla sua missione schiantandosi sul Messico e tramutandolo in quattro e quattr'otto in zona contaminata, occupata da immense creature (tipo piovre) che gli eserciti statunitense e messicano cercano di contenere, ma con sempre meno successo. Il giornalista Kaulder si ritroverà a fare da salvatore alla bella Sam per conto del padre che è anche suo editore mentre il mondo attorno a loro sta crollando. Tutto già sperimentato, già visto forse, ma come non commuoversi di fronte alla constatazione che il giovane cineasta abbia creato da solo i ritocchi grafici e gli inserti digitali per affidarsi alla collaborazione dei due attori protagonisti e di pochi aiutanti tecnici? Il risultato è una minuta e sincera dichiarazione d'affetto per una certa fantascienza riflessiva che parla di mostri e raggi laser per parlare di altro.Se ci si aspetta qualcosa sul genere dei vecchi Godzilla (o dei nuovi) andare a vedere Monsters servirà solo a procurare un travaso di bile. Qui infatti i cliché del monster-movie sono destrutturati e via-via mandati a ramengo (per esigenze di budget oltre che per intenzionale direttiva di script, evidentemente), ma la qualità è alta e i pochi effetti speciali vengono usati con intelligenza. Probabilmente si potrà obiettare che la stereotipizzazione dei due protagonisti è un pò troppo telefonata (sappiamo dal primo istante che i due si innamoreranno), ma chi persegue una visione «narrativa» del cinema in quest'opera troverà conferma del fatto che non servono miracoli o vagonate di quattrini per fare un buon film. I mostri usciranno dal buio e verranno sicuramente a fare pappa di noi tutti, prima o poi, intanto con due lirette gli inglesi fanno robe che quaggiù in Italia, incapsulati in una realtà senza la più misera traccia di magia, abbiamo del tutto abdicato per tramortirci coi vari, insulsi checchizaloni.
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