Si in ritardo di corsa sotto zero con mani ghiacciate ormai appena dopo le 20 anch'io assisto fin quasi dal cominciamento al nuovo reading del Progetto No in foyer rimesso a elegante nuovo con due camere in azione con occhi amati a lavoro e con diapositive stralunate e fondale nero dal quale quelle lenti come tettoia coprono la fronte del lettore performer.
Dalla di lui semi cupa bocca escono parole come come collage di cyber punk voli pindarici mancamenti sintattici neuroscienza demenzialità colta fatti di cronaca e misfatti di politica e di fantascienza (delle ultime due gli addendi sembrano ormai drasticamente intercambiabili) che vanno a parare in una risata o in una metaforica discesa a fondo del più forbito dei discorsi, dove si tratta - in accurata trasfigurazione del nostro fingerci seriosi umani - di Potere e di schiavi, di succubi di scadenze quotidiane, di macerie, di fiducia rinnovata al degenere sociale, e qui mi pare ci si sia già ripersi e ritrovati già oggi nel bazar di Montecitorio.
Atto politico del non lasciar traccia del senso, del titolare delirante e altisonante, del decantare deformante. Il 7 e il dottor Molese sono antieroi sbilenchi dei nostri perduti giorni, accademicamente franati, fragorosamente bizzarri e poi delicati e poi titubanti e poi argutamente buffi. E qui mentre mi svesto e il percorso di lettura va finendo non so ancora se mi verrà qualcosa in mente da inoltrare al prossimo, degnandolo di un discreto filtro di comprensibilità comunicazionale o se sarà il caso di immolare con affilate armi la sintassi alla negazione galattica proposta dal partecipante al festival Settembre Marco.
Riesumando a questo punto quel che di deontologicamente e responsabilmente più adeguato scrissi a riguardo dello stesso o quasi n7 alcuni mesi addietro.
E infine Marco Settembre, frequentatore assiduo del MArteLiveMagazine sotto altre vesti, in questa occasione investito del ruolo de Il_7 all'interno del suo Progetto No, diario a-cronologico scritto con lo stile del blogger dal 2003 ad oggi, baciato nell'occasione da un imprevisto quanto tempestivo black out di sala (proprio al momento in cui s'accennava di spionaggio) e capace durante la performance di esilaranti trasformazioni nella modulazione vocale.
Ornato di insolite lenti luminose, un dispositivo ottico con il quale scorgere anche nell'oscurità “quel che resta dell'umanità e della società”, il suo reading ha presentato le avventure tragicomiche di un universo parallelo, una versione romana del prossimo mondo a s-venire, tra Orwell e Douglas Adams, tra figure d'incerta origine e ancor meno certa deontologia. Fantascienza apocalittica in chiave sarcastica, parodia divertita d'un genere e insieme critica sociale beffardamente agita per vie traverse, attraverso una sovversione del linguaggio “tecnico”, con inserzioni di elementi estranei, scombinamenti sintattici, dotte arguzie e capitomboli nelle turbe intestinali, senza fronzoli cerimoniali, propagando attraverso un atteggiamento dada l'entropia del senso, per dirla con le parole del 7, il Progetto No è uno sproloquio solo falsamente sconnesso, il ritratto letterario degli abitanti d'un pianeta che ci assomiglia, quello fatto di misere e solitarie “monadi del cinismo godereccio”.