Anno: 2012
Durata: 118′
Nazionalità: Cile
Genere: Storico, Drammatico
Regia: Pablo Larrain
Fra le proiezioni che dal Lingotto alla Mole hanno inaugurato questa 30ma edizione del Festival, abbiamo scelto l’ultimo lavoro del cileno Pablo Larrain, dal suggestivo titolo No. Peraltro, già la vigilia dell’inaugurazione è stata dominata da un importante no, allorchè per solidarietà con i lavoratori del settore pulizie del Museo del Cinema, maltrattati e licenziati, Ken Loach ha coraggiosamente opposto un dispiaciuto ma fermo rifiuto al premio offertogli dal Torino Film Festival, facendo sapere che non verrà.
Ma torniamo a Pablo Larrain, autore che amiamo molto e a cui abbiamo dedicato un dossier Taxi Drivers Magazine che approfondisce e contestualizza il suo cinema nel Cile di ieri e di oggi. Dopo l’interessante film d’esordio Fuga (2005), che mette in contatto il regista con il suo attore feticcio Alfredo Castro, arrivano opere della profondità di Tony Manero (2008) e Post mortem (2010), in cui le aberrazioni della dittatura di Pinochet sembrano restare sullo sfondo ma in realtà segnano drammaticamente la vita quotidiana dei protagonisti. Segue la serie televisiva Pròfugos (2011), diretta e prodotta insieme a Jonathan Jakubowicz e infine ecco No (2012), che a Cannes riceve il premio C.I.C.A.E. ed è tratto dalla pièce teatrale El plebiscito di Antonio Skàrmeta.
Qui Pinochet balza prepotentemente sullo schermo, visto che il film racconta il duello televisivo tra la campagna pubblicitaria a sostegno del dittatore e il pubblicitario Renè Saavedra che creò una serie di spot per aiutare i cileni a risvegliarsi e a liberare il paese dall’oppressione, approfittando di un referendum indetto dallo stesso Pinochet, su pressione della comunità internazionale. Era il 1988 e in Cile gli spot pubblicitari cominciavano a scimmiottare quelli dei paesi consumisti, impiegando mirate tecniche di vendita, con abbondanza di musica, coreografia, testimonial e allegra leggerezza.
Larrain ha realizzato le riprese con lo stesso formato utilizzato negli anni ’80, in modo che non ci fosse soluzione di continuità fra materiale d’archivio e nuovo girato. Ha affidato il ruolo del protagonista al giovane attore messicano di successo Gael Garcia Bernal, ma ha comunque riservato un ruolo importante ad Alfredo Castro e ad Antonia Zegers (protagonista femminile di Post mortem). Nel film c’è anche un bambino, il figlio di Saavedra, che guarda in silenzio le prepotenze e i pestaggi perpetrati dalle forze dell’ordine e i cui occhi sembrano quelli di Larrain stesso, all’epoca dei fatti dodicenne.
Lady L. Hawke