Nel mondo della musica odierno è difficilissimo venire notati se non si possiede il famoso che che si vuole, alcuni lo chiamano talento, altri genio e altri ancora, negli ultimi anni, fattore X; però anche se queste cose le possiedi tutte e tre è altamente possibile che tu la ribalta non la veda mai, nemmeno col binocolo.
Nel caso di Noah Gundersen, semisconosciuto (perlomeno qui a Roma dove non si riesce a trovare un solo disco ) e giovanissimo cantautore americano che si autodefinisce l’antitesi della società attuale, questo teorema è pienamente dimostrato.
Nell’ultimo disco, Family, che per la cronaca è uscito lo scorso agosto e che potete ascoltare legalmente seguendo il link, Noah ci ha messo tutto quello che è creando un lavoro d’impatto, che non conquista al primo colpo ma ti resta a ronzare in testa finchè non realizzi:” Forte il ragazzo!”.
Nel mio caso galeotta fu la serie TV Sons Of Anarchy e chi la trasmise poichè durante un episodio della quale mi è capitato di ascoltare, e impazzire realmente e virtualmente per capire chi la cantasse, la canzone David che apre il disco Family, appunto.
Gundersen è un musicista ordinato e raffinato che non lascia prendersi dalle emozioni ma che le crea in chi ascolta i suoi arpeggi di chitarra o la sua voce calda; un ragazzo lontano dai riflettori del successo, puntati su artisti più “appariscenti”, con un talento educato, mai sopra le righe e piacevole come un sonnellino pomeridiano in un giornata invernale.
Un pennichella che il sonno non te lo toglie ma che ti ristora giusto quella mezz’oretta prima di affrontare gli impegni del pomeriggio.
Insieme alla sorella violinista Noah ha fatto un gran disco con un tema sfruttato da quasi tutti, la famiglia, e l’ha fatto nell’unico modo in cui nessuno l’aveva fatto, con semplicità e tranquillità.
Se il mondo della musica è un gigante, lui vuole essere come Davide.