Il Nobel per la letteratura 2010 è stato assegnato allo scrittore e politico peruviano Mario Vargas Llosa (Arequipa, Perù, 1936), ex candidato presidenziale del Perù nel 1990, anno in cui vinse Alberto Fujimori. L’autore de La Città e i cani (1962), Conversazione nella cattedrale (1969), Chi ha ucciso Palomino Molero? (1986) e La festa del caprone (2000), solo per citarne alcuni, è il sesto latino americano a ottenere il riconoscimento. L’Accademia svedese ha motivato in questo modo “per la sua cartografia delle strutture del potere e il suo mordace ritratto della resistenza individuale, l’insurrezione e la sconfitta”.
L’ottimo romanziere Vargas Llosa è sempre stato, a livello politico, un grande critico delle sinistre latino americane e dei movimenti sociali nelle loro moltelici espressioni partendo da un punto di vista liberale “estremo” che, però, spesso è sfociato nell’elitismo e in posizioni politiche indicate come di destra e conservatrici.
Per citare un esempio, io vedo nell’eterna diatriba tra Vargas Llosa e Garcia Marquez (altro nobel del “boom” collocato più a sinistra nello spettro politico regionale) uno dei dilemmi antichi del latino americanismo riguardante le visioni che si hanno in questi paesi del loro stesso futuro, dell’economia, della politica e della società.
Che ne pensate?