“Per l’arte di ricordare con cui ha evocato i destini umani più inafferrabili e svelato l’universo dell’Occupazione”.
Questa la motivazione che ha accompagnato ieri l’annuncio dell’ assegnazione del premio Nobel per la letteratura allo scrittore francese Patrick Modiano, considerato dalla critica un Marcel Proust del nostro tempo, e sconosciuto in Italia. Scelto tra 210 scrittori, 36 dei quali candidati per la prima volta, il vincitore Patrick Modiano, preferito al giapponese Murakami, è un ebreo francese di origini italiane nato nel 1945 a Boulogne-Billancourt. Modiano è cresciuto principalmente dalla madre per la relazione complicata dei genitori.
Colui che ha iniziato Modiano alla letteratura è stato lo scrittore e matematico francese Raymond Queneau amico della madre. Modiano pubblica il suo primo romanzo La Place de l’Étoile nel 1968, il cui manoscritto era stato rivisto dallo stesso Queneau. Vi si racconta la storia di Raphaël Schlemilovitch, un ebreo francese nato subito dopo la guerra e ossessionato dal periodo bellico e con manie di persecuzione. La storia stessa è raccontata dal protagonista, che mescola finzione e realtà in molte parti della narrazione. Il libro non ebbe molto successo e ancora oggi sono rare le sue traduzioni in altre lingue.
Nel maggio del 1968 Modiano partecipa al movimento di rivolta come inviato di Vogue. Negli anni Settanta collabora alla scrittura della sceneggiatura del film Lacombe Lucien, candidato al premio Oscar come migliore film straniero nel 1974. Ha scritto le sceneggiature di diversi altri film, alcuni tratti dai suoi romanzi, come Il profumo di Yvonne (1993) tratto da Villa triste scritto nel 1975 e numerosi testi per i film di Louis Malle e Patrice Leconte, ed è stato anche paroliere per Françoise Hardy.
Molti dei suoi romanzi sono ambientati nella Francia occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1978 il romanzo Rue des boutiques obscures ha ottenuto il Premio Gouncourt, e nel 1996 la sua intera opera ha ottenuto il Grand Prix national des lettres, i riconoscimenti letterari più importanti della Francia. Si tratta inoltre di uno dei pochi autori viventi i cui romanzi sono stati pubblicati insieme nella prestigiosa edizione Gallimard, Quarto. I protagonisti dei suoi racconti sono spesso ispirati alla figura, mitizzata, del padre che fu arrestato nel 1943 dai nazisti e che riuscì a sfuggire alla deportazione nazista, probabilmente grazie ad alcune conoscenze tra i collaborazionisti. I personaggi di Modiano vivono spesso tra grandi ambiguità e contraddizioni.
La memoria insieme alla figura dello straniero e dell’esule, sono i temi predominanti nelle sue opere, nelle quali spesso echeggia il sapore amaro dell’occupazione della Francia e dei casi di collaborazionismo con il regime di Vichy. Senza dubbio si tratta di tematiche inflazionate e magari qualcuno penserà che si tratti di un altro premio alla lobby ebraica, senza tenere presente che non è il “cosa” che rende un romanzo degno di essere annoverato nella letteratura mondiale, ma il “come”. L’autore francese adotta una scrittura nitida e musicale per descrivere i suoi fragili e misteriosi personaggi, partendo dai loro ricordi ma Modiano non si è mai distaccato molto da queste questioni nel corso della sua carriera.
In Italia sono usciti per Einaudi i titoli L’orizzonte (2012), Nel caffè della gioventù perduta (2010), Un pedigree (2006) e Bijou (2005), mentre a dicembre uscirà il suo penultimo romanzo, L’erba delle notti . La sua opera più recente, Pour que tu ne te perdes pas dans le quartier (2014), uscirà nel 2015.