Nocino (Parte I - una premessa)

Da Enricogrz
Nux da nox
Una noce è una crapa d'uomo. Il verde mallo è il cuoio capelluto; i gusci legnosi il neurocranio; il rugoso gheriglio, con i suoi profondi solchi e labirintiche circonvoluzioni, l'encefalo. Ma sono avvertite, le teste d'uomo: Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia si sofferma a trattare le ombre degli alberi - magia d'antica pazienza, oggi qualcuno ancora classifica ombre? - e ammonisce che l'ombra del noce fa male, agli uomini che pensino di trovarvi ristoro, e a tutto quanto vi dimori in prossimità:
Iam quaedam umbrarum proprietas: iuglandum gravis et noxia, etiam capiti humano omnibusque iuxta satis -
riporto la meritevole versione del Cristoforo Landino:
Non è ogni ombra d'una medesima natura: il noce fa nociua ombra e al capo humano e a tutte le piante propinque.

Già, non è ogni ombra d'una medesima natura, e nella crapa d'uomo talvolta dimorano ombre non umane, immemorabili, antiche quanto la separazione tra luce e tenebre - nella testa degli uomini, così come nel cuore, talvolta dimora, ancora una volta, la notte.
Mane et noxNux, noce, da nox, notte. Prendete delle noci ancora verdi, tenero il mallo, spaccatele. Vi troverete tra le mani una sostanza trasparente. Eppure, per dirla col Ceronetti biblico,
Il mattino che sta venendoE' altra notte

Infatti, garantisco, ve ne starete per un poco in stolida tranquillità, come il peccatore che nega la propria maculazione, invisibile ai suoi occhi di carne, incapaci di scorgere tra le pieghe dell'essenza e dell'eterno, fintanto che d'un tratto l'invisibile si rivela – e talvolta è troppo tardi. D'un tratto, le vostre candide mani diventeranno scure come la notte, e quella sostanza che avreste giurato essere trascurabile o perfino inesistente non ve la leverete più di dosso. Vi troverete dannati e pazzi come il Macbeth
What hands are here? ha! they pluck out mine eyes.
Will all great Neptune's ocean wash this blood
Clean from my hand?
 (trad: Che mani son queste! Ah! esse strappano i miei occhi! Tutto l'immenso oceano di Nettuno potrà mai scancellare questo sangue dalla mia mano?)
Con quell'olio potreste in effetti tingere del colore della notte la lana, secondo l'uso degli antichi. Nux da nox, noce da notte. Dall'olio di noce, vi salveranno i guanti, ma nella vita prestate orecchio perché non tutto ciò che riguarda l'inosservabile è falso.
Rinunciare alle nociNuces relinquere, rinunciare alle noci, cioè ai giochi che con esse si giocavano. Per gli antichi equivaleva entrare nella vita reale, nella vita delle responsabilità. Nuces relinquere è abbandonare l'infantile narcisismo, il capriccio della volontà, le fantasticherie - e s'incappa nel dovere, la salebrosa realtà. Così Catullo all'amico che si sta per sposare, raccomanda - “oh ozioso amasio!” - di lasciare le noci ai fanciulli, ché ci ha già giocato abbastanza con le noci (“da nuces pueris, iners concubine! satis diu lusisti nucibus” – Catullo, Carme 61). Oggi invece più si cresce, più ci si vede assaliti da odiosi, presunti diritti che ci fingono la vita, ci precipitano nell'illusione, nella catena di desiderio e appagamento. I diritti ci vogliono sognanti criceti su rotelline ben oliate – il meglio, per ammazzarci l'anima. Perché, per dirla con quel savio troppo suicida:
tutto dare e niente chiedere è il dovere – dove sono i doveri e i diritti io non so
(Michelstaedter).
Ma rinunciamo alla notte ch'è in noi e lasciamo le noci ai fanciulli: i tempi sono maturi per parlare del nocino.
continua...

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