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Noi che siamo stati fascisti.

Creato il 24 aprile 2012 da Cristiana

In queste settimane come ogni anno si radicalizzano le parole tra due fronti opposti. Da una parte (giusto per fare un esempio) l’Anpi che non invita Polverini ed Alemanno. Cosa che condivido perché supera le ipocrisie istituzionali. Dall’altra giovani virgulti della destra fascista, soprattutto romana, che contestano l’assenza di dibattito in una scuola che ospita un partigiano. Oppure i manifesti appesi sulla saracinesca del PD di Piazza Verbano, luogo simbolo, in cui si inneggia ai ragazzi di Salò come a voler trovare una cittadinanza, un riconoscimento provocatorio nel giorno in cui si festeggia la Liberazione dal Nazifascismo.

La storia la fa chi vince dice chi perde, ma ci sono cose che non sono discutibili e che ancora non fanno parte del patrimonio comune.

Non è accettabile invocare le Foibe (fenomenale l’imitazione di Casa Pau di Caterina Guzzanti) quando non si hanno altri argomenti.

Il regime fascista ha promulgato le leggi razziali.

Il regime fascista era una dittatura.

Il regime fascista ha collaborato con quello nazista e Mussolini non poteva non sapere. Se non sapeva era un inetto.

Il regime fascista ci ha condotto in guerre senza senso mandando a morire noi e massacrando popoli per lo più inermi e nessuna strada o scuola o lebbrosario o ospedale può giustificarlo. Punto.

Il regime fascista ha bonificato l’agro pontino e riusciva a costruire tutto ciò che voleva nei tempi che voleva. Certo. Sono le cose che competono alle dittature e che complicano le democrazie. Non sono meriti. Sono caratteristiche.

Non ci sono discussioni.

Non ha importanza se qualche partigiano si è regolato i conti della terra approfittando di una pseudo guerra civile. Quello compete alla natura dell’individuo, non alla natura di un regime e quindi di un’istituzione. Sono due dimensioni che non possono essere confrontate ed è per questo che dobbiamo ammetterlo senza temere che questo diminuisca ed impoverisca il valore di chi ha combattuto. Come non si sente mai abbastanza parlare del ruolo della mafia nello sbarco, vero autentico ponte con gli USA e la comunità italiana.  E che spiega anche tante cose della Sicilia di oggi, della DC e persino di Lombardo. Ma questa è un’altra storia ancora.

Un Paese che dopo 67 anni è ancora diviso su cosa è stato davvero il fascismo deve festeggiare ancora il 25 aprile.

Ancora e ancora e ancora.

Ma deve anche sapere comprendere cosa c’era nel mezzo, non solo chi stava l’un contro l’altro armato. Il fascismo cresceva in quel mezzo più che in ogni altro luogo. L’Italia è stata fascista e non va dimenticato e rimosso.

L’errore atavico della sinistra è stato appropriarsi in modo famelico e cannibale e spesso puramente commemorativo della Resistenza. Annullare in modo semplicistico il fatto che per venti anni siamo stati fascisti. E lo dice la nipote di uno che nel 1943 era a Regina Coeli, la cui madre di cognome faceva Genova e la cui sorella maggiore durante la liberazione di Roma faceva la spola tra un ponte e l’altro sul Tevere che i tedeschi minacciavano di far saltare e la cui sorella minore stava nelle fogne di Bologna insieme a Mario Socrate ispanista recentemente scomparso.

L’errore di chi scrive la storia senza l’elaborazione della colpa è quello di semplificare, estremizzare, commemorare ed infine rendere finti dei valori che invece, per essere masticabili, debbono essere resi in tutta la loro complessità.

L’Italia non si è mai guardata allo specchio. Molti sono passati dalla tessera fascista a quella della DC ed alcuni a quella del PCI perché erano fascisti pensando che il fascismo fosse una forma di socialismo. Semplifico, lo so. Ma ho visto i tedeschi. La loro elaborazione. Non c’è tedesco che non viva questa colpa e non c’è parte della Germania che non evidenzi la voglia di espiazione. Noi no. Pensiamo davvero che Casa Pound o Forza Nuova o quelli de La Destra di Storace siano gli unici a dovere essere additati come fascisti? Sarebbe bello se fosse così. Non sono forse fascisti molti leghisti? Non sono fascisti molti di quelli che impongono la loro idea, il loro pensiero unico passando persino per alcune parti della Chiesa Cattolica? E allora usiamo la giornata di domani per essere antifascisti fino in fondo, anche con noi stessi.

Nessuno di noi è immune dalla malattia, perché l’umanità stessa non ne è immune ed è nel coraggio di riconoscere questa debolezza di popolo che noi possiamo davvero onorare i valori della Resistenza.

Il confine che va tracciato, va tracciato ogni giorno sugli atteggiamenti e non solo sulle sigle. Semplificare è pericoloso ed è parte del problema quando i fascismi rinascono anche sotto mentite spoglie.

Vi prego di credere che questo mio pensiero non vuole affatto offendere o confondere, ma vuole essere una riflessione su un certo nostro modo riduttivo di rimuovere le questioni.

Buon 25 aprile a tutti. Evviva la libertà, W la Liberazione.

 


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