Ieri sera Corradino Mineo si è collegato con Rino Pellino, il nostro corrispondente da Berlino, per registrare le reazioni in Germania alla notizia che tra le vittime del naufragio del Costa Concordia vi sono almeno 12 cittadini tedeschi, più degli italiani stessi. Mentre lui faceva la domanda io cercavo tracce della notizia sui siti dei principali giornali in lingua tedesca on line in quel momento. Con grande stupore ho constatato che né la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Né Die Welt, né la Berliner Zeitung, i tre che sono riuscito a caricare sul mio touch screen, sparavano la cosa nei titoli, come invece aveva fatto, poco prima, il sito del Corriere della Sera, tra gli altri. Tutti aprivano con il Costa Concordia, il pezzo principale, la spalla e i link ai vari temi di approfondimento erano privi però di qualunque riferimento alla nazionalità delle vittime. La tragedia era presentata nella sua agghiacciante dinamica, nella sua dimensione umana e ambientale. Confesso che mi è venuto un groppo in gola, mi sono commosso per quella compostezza, senza riuscire ad elaborarla e comunicarla al pubblico. Faccio il giornalista in Rai da 16 anni, ho girato varie redazioni da quella regionale all’All News. Troppe volte ho sentito l’ordine di interessarsi di un disastro, un incidente, una tragedia solo se vi erano italiani coinvolti e nella misura in cui lo erano. Nelle sedi regionali si scorrono le notizie internazionali solo per capire se vi sono, lo dico a titolo di esempio, fiorentini, milanesi o pugliesi coinvolti. E nelle altre TV e sui giornali le cose non vanno diversamente. Mentre io cercavo sui siti Pellino confermava a Mineo la grande delicatezza con cui le autorità ed i media, almeno fino a quel momento, avevano trattato la questione dell’identità e nazionalità delle vittime. Non so se questo durerà, se i tabloid tedeschi come la Bild non cederanno infine alla tentazione di intingere la penna nell’inchiostro nero del pregiudizio.
Luca Gaballo
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