I poveri ha ripetuto spesso, la piccola e generosa donna albanese, nel corso della sua lunga esistenza a chi le chiedeva ragione del perché di un mondo con così tante troppe e vistose disuguaglianze, non sono solo quelli che possiamo incontrare nei campi profughi o lungo i marciapiedi delle metropoli super-affollate.
Povertà è anche il nostro cuore gonfio di orgoglio errato e di peccato.
Povertà non è miseria, sottolineava.
Perché c’è una povertà in ciascuno di noi che si riesce a vincere non appena avviene quell’incontro autentico con l’unico e solo.
L’incontro che conta.
Il”Risorto”per noi.
Solo dopo può accadere di farsi prossimo solidale alla povertà dei malati,di chi soffre la fame, di chi è moribondo,di chi è ostaggio di una società sempre più complessa e di un mondo intrigato e disumano nelle sue contraddizioni.
E la tenerezza e la consolazione , unite alla solidarietà, sono e saranno, allora, il farmaco migliore.
E la fratellanza non farà più “distinguo” alcuno di provenienza, razza e cultura.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)