
Due facce di una stessa medaglia, appartenente a quella generazione di trentenni, travolti dalla crisi, stanca di abbassare la testa per sopravvivere, rinunciando ai traguardi, così come al raggiungimento della propria felicità.
Una criticità che Edoardo Leo comprende e condivide, indirettamente caduta sulle sue spalle al cinema, ma vestita e rappresentata con il rispetto e l'orgoglio di chi ha intenzione di supportare la causa invitando a reagire e a farsi sentire, senza mai lasciarsi né schiacciare e né reprimere. E allora, in una maniera assai meno improbabile di quella scelta da Sydney Sibilia, rimescola le carte e ci racconta la rivolta e la resistenza di tre uomini comuni, e falliti, applicata alla società moderna. Una resistenza che seppur contenente anch'essa quel minimo di furore e di finzione, racchiude in sé i consigli e le forze legittime per infondere coraggio e speranza a coloro che ultimamente pensano che non sia rimasto altro che arrendersi o fare le valigie. L'opposizione alla Mafia tentata goffamente dai tre (quattro con l'entrata di Amendola) protagonisti è infatti il ribaltamento perfetto del vorrei, ma non posso che la vita spesso ci piazza davanti agli occhi, quella condizione di impotenza che "Noi E La Giulia", piuttosto che abbracciare e sopportare, decide pazzamente di prendere a pugni in faccia e chiudere in cantina, sorretto dall'onda di entusiasmo di chi per la prima volta in assoluto sta provando a mettersi in gioco, a realizzarsi o a rialzarsi.

E il bello di "Noi E La Giulia" è che riesce a raccontare efficacemente tutto ciò senza mai perdere di vista il suo target, senza mai dimenticare di essere in primis una commedia orientata a strappare risate e a intrattenere: due mansioni per nulla semplici, ma che un cast ben assortito e scelto con le pinze, come quello che ha a disposizione, porta comunque a termine con il massimo dei voti e soprattutto con il massimo dell'alchimia.
D'altronde è innegabile che nella pellicola di Leo si rida, non di pancia, ma di cuore, allo stesso modo di come ci si commuove specchiandosi nella realtà dei suoi personaggi: disposti a sacrificare ogni cosa e a rischiare tutto pur di provare quel gusto di felicità da sempre inseguita e mai agguantata.
Una felicità magari estemporanea, magari leggera, o limitata, ma senza ombra di dubbio guadagnata con le proprie forze e perciò degna di essere protetta e conservata.
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