Testo e fotografie di Roberta Melchiorre e Fabio Bertino, autori dell’ebook “World zapping. Racconti di viaggio”, edito da goWare: http://www.goware-apps.com/worldzapping-racconti-di-viaggio-roberta-melchiorre-e-fabio-bertino
Sono seguite molte altre destinazioni, ma l’immagine della Piazza Rossa di notte, deserta e coperta di neve, resta uno dei nostri ricordi più belli. Dopo sono venuti la
Transiberiana come regalo per un compleanno importante, i monti dell’Altai per un’insolita destinazione con gli amici, uno spettacolo al Bolshoi per festeggiare un importante anniversario, una crociera sullo Yenisei per un viaggio in famiglia. Negli anni la passione per i viaggi ci ha portato in Africa e in Oriente, in Australia e in Sudamerica. ma la Russia ha continuato ad accompagnarci tra una destinazione e l’altra. Finché andarci non è più stata una partenza, ma è diventato un ritorno. E ogni viaggio ha lasciato il desiderio di spingersi un po’ più in là nella scoperta di questo immenso e multiforme paese. La voglia di andare ad ovest, nella grandiosa Pietroburgo degli zar e nell’enclave di Kaliningrad, sulle sponde del Mar Baltico color del piombo. Di lanciarsi ad est fino a Vladivostok, attraverso le sterminate foreste di betulle della taiga siberiana e dell’Estremo Oriente russo. Poi a sud, nella Repubblica di Tuva ai confini con la Mongolia, alla scoperta delle chernozem, le “terre nere” degli sciamani e delle yurte. E ancora a nord, oltre il Circolo Polare Artico, nel bianco infinito della tundra degli allevatori di renne. La Russia è una terra di incontri, e viaggio dopo viaggio nei nostri ricordi è diventata soprattutto una lunga galleria di volti. I volti slavi di Marina, Dasha e Lilie, le sofisticate amiche moscovite sempre pronte ad accoglierci nella bella casa sul Kutuzovsky Prospekt. Quelli mongolici di Ai-Tchourek, la sciamana di Kyzyl che ha letto il nostro futuro nelle pietre kuvaanak, e di Sasha e Nelly, orgogliosi appartenenti al popolo dei Buriati, che ci hanno ospitati nella loro casa di tronchi di Ulan Ude e accompagnati alla scoperta del Lago Bajkal, il “mare sacro”. E ancora i volti delle provodintze, le impareggiabili addette ai vagoni letto, burbere e materne, quello segnato dal gelo di Khatyako, allevatore nomade Nenets temprato dai 40 gradi sotto zero della Penisola Yamal, di Serghej, pescatore delle isole Solovki amante di Puskhin e della vodka. O i mille altri incrociati sulle interminabili scale mobili delle metropolitane, davanti ai samovar dei treni, accanto alle giostre del Parco Gorkij, nei grandi magazzini Univermag, tra la folla del Nevskij Prospekt o in un villaggio sperduto degli Urali Polari. E tutti quelli che dobbiamo ancora incontrare.