Giulietta Boldrini, la protagonista del felliniano “Giulietta degli spiriti” è una donna di mezza età, appartenente all’alta borghesia romana, in vacanza col marito Giorgio a Fregene, dove si divide tra la gestione di una casa meravigliosa, una vita sociale inquadrata in schemi ben precisi, gite al mare e feste in giardino. Quella che potrebbe sembrare una vita invidiabile, però, nasconde una serie di zone d’ombra: il marito non le dedica abbastanza attenzioni, e Giulietta inizia a sospettare che la tradisca, e nella ricerca di una verità che non diventa mai certezza, ma è sempre un indagare forze misteriose e incomprensibili, cerca vanamente di trovare un appiglio nella famiglia, nell’esoterismo, nell’ars amandi, e così via. In questo dipanarsi di percorsi paralleli e a volte in contrasto, viene fuori un mondo che non ha bisogno di chiamare in causa forze ultraterrene, ma che è un mondo tutto mentale, fatto di privazioni, divieti, trasgressioni e punizioni. Giulietta è, in sostanza, una donna che non conosce sé stessa, non ascolta le proprie sensazioni, i propri desideri, infilata com’è nel vestito della moglie per bene di un uomo per bene, vestito che le impedisce di volere qualcosa per sé, o sospettare le scappatelle del marito, e che la spinge a sperare, fino alla fine, che non sia davvero così, e a temere, più di ogni altra cosa, l’abbandono. Per questa sua debolezza intrinseca, data non dall’amore per un uomo, quanto dall’incapacità di conoscersi e ascoltarsi, inizia a praticare l’esoterismo, fidandosi della voce di una donna defunta, interrogando un veggente androgino, e affidandosi, addirittura, ad un investigatore privato, e delegando ad altri la ricerca della verità, come se il proprio istinto e il proprio sentire non fossero abbastanza.
A questo punto, la parte più intensa e visionaria del film: Giulietta inizia a frequentare la casa di una vicina avvenente ed eccentrica (una giovanissima Sandra Milo), ossessionata dall’appagamento dei propri desideri sessuali, da amanti, paradisi sensoriali, libertinaggi, e feste a tema, ed è proprio questa donna a spingere Giulietta a dare ascolto alla propria parte “sessuata” spingendola all’adulterio. Verrà fuori, in questa occasione, una scissione interna della protagonista, tra desiderio e repressione, tra dogma religioso-sociale e violazione delle regole, divisione che prenderà la forma di simboli e visioni che popoleranno la seconda parte della storia, rendendola visionaria, appunto, surreale, e quasi delirante. Non indugerò troppo sul resto, perché spero che possiate guardare questo capolavoro di Fellini su un’interiorità complicata e ingabbiata da regole morali e dall’incapacità di darsi ascolto.

Affrontare gli oppressori, soprattutto quando sono solo nostri meccanismi mentali, e uscire fuori dalle nostre gabbie, e liberarci, liberare la Giulietta degli spiriti che ci sta dentro, questo dovremmo imparare. Mettere un punto a quella schizofrenzia che vuole dividerci in sante-sul-rogo da un lato, e puttane-streghe-incantatrici-megere dall’altro, come se una parola potesse davvero descrivere un mondo complicato e dinamico e inafferrabile.
Parlare, infine, con le nostre forze oscure, senza temere le parti peggiori, gli scarti, i bassi istinti, i sentimenti negativi, i materialismi, o le idee strambe, le ossessioni, l’irrazionalità. Trovare un ponte con la nostra parte repressa, interrogarla, e venire a patti, affinché il nostro malcontento interiore non sia tale da organizzare una rivolta e detronizzarci, una volta per tutte.
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