di Angelo D'Amore. Gli stadi per le partite di cartello, sono ancora pieni. La gente da casa, guarda in massa Sanremo. Il Papa, nell'incredulità generale si è dimesso, ma lo choc sembra sia già rientrato. Gli italiani anche in ristrettezza, continuano a vivere la loro vita abitudinaria, cercando di non pensare a ciò che intorno a loro sta accadendo. Gli scandali sommergono nuovamente il Paese ma la gente quasi non ci fa più caso, come se la fetida melma che imbratta le stanze del potere sia un insito e naturale elemento di arredo. Nel frattempo la campagna elettorale si arroventa in uno scontro fratricida senza esclusione di colpi. A poco piu' di una settimana il Paese andrà a votare quelle che si prospettano come le elezioni più incerte nella storia degli ultimi anni. Le promesse sono state tante, meno i programmi concreti per uscire dalla crisi. Servirebbe una cura da cavallo, immediata, che desse la scossa ad un'economia ormai congelata. Il problema restano le banche, la loro dipendenza dalle direttive comunitarie e la loro rigidità a dare credito alle imprese. Queste ultime invece, vorrebbero aumentare il loro debito pur di evitare di chiudere i battenti. Si è capito che l'euro (moneta forte di stati deboli) non ha portato il tanto atteso benessere e l'auspicata stabilità, anzi. Ma è l'intero sistema economico europeo che si è fermato. Gli Stati Uniti hanno ripreso a crescere, puntando a rinforzare l'economia interna. L'europa continua a regredire. Anche la ricca Germania, inizia a conoscere un inizio di contrazione. L'Europa non è mai esistita come unica entità politica ma è stato un coacervo di personalismi e campanilismi nazionalistici. Molti sostengono che non è più possibile tornare indietro, pena il fallimento completo del sistema paese e la proliferazione di fame e miseria. Ma per mantenere ancora in piedi questo sistema andato in tilt, quanto ancora dovremmo pagare? La Grecia chiese con un referendum di poterne uscire, le fu proibito. Oggi, con la rigida applicazione di misure di austerity, vediamo la fine che ha fatto lo stato ellenico. E' rimasta in Europa, ma la fame devasta il paese. Noi italiani intanto, preferiamo non vedere, non sapere. In una forma di alzheimer autoindotto, ci estraniamo dalla realtà che ci circonda, seguendo i cambi d'abito della Littizzetto a Sanremo o le gesta del campione della nostra squadra del cuore.
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di Angelo D'Amore. Gli stadi per le partite di cartello, sono ancora pieni. La gente da casa, guarda in massa Sanremo. Il Papa, nell'incredulità generale si è dimesso, ma lo choc sembra sia già rientrato. Gli italiani anche in ristrettezza, continuano a vivere la loro vita abitudinaria, cercando di non pensare a ciò che intorno a loro sta accadendo. Gli scandali sommergono nuovamente il Paese ma la gente quasi non ci fa più caso, come se la fetida melma che imbratta le stanze del potere sia un insito e naturale elemento di arredo. Nel frattempo la campagna elettorale si arroventa in uno scontro fratricida senza esclusione di colpi. A poco piu' di una settimana il Paese andrà a votare quelle che si prospettano come le elezioni più incerte nella storia degli ultimi anni. Le promesse sono state tante, meno i programmi concreti per uscire dalla crisi. Servirebbe una cura da cavallo, immediata, che desse la scossa ad un'economia ormai congelata. Il problema restano le banche, la loro dipendenza dalle direttive comunitarie e la loro rigidità a dare credito alle imprese. Queste ultime invece, vorrebbero aumentare il loro debito pur di evitare di chiudere i battenti. Si è capito che l'euro (moneta forte di stati deboli) non ha portato il tanto atteso benessere e l'auspicata stabilità, anzi. Ma è l'intero sistema economico europeo che si è fermato. Gli Stati Uniti hanno ripreso a crescere, puntando a rinforzare l'economia interna. L'europa continua a regredire. Anche la ricca Germania, inizia a conoscere un inizio di contrazione. L'Europa non è mai esistita come unica entità politica ma è stato un coacervo di personalismi e campanilismi nazionalistici. Molti sostengono che non è più possibile tornare indietro, pena il fallimento completo del sistema paese e la proliferazione di fame e miseria. Ma per mantenere ancora in piedi questo sistema andato in tilt, quanto ancora dovremmo pagare? La Grecia chiese con un referendum di poterne uscire, le fu proibito. Oggi, con la rigida applicazione di misure di austerity, vediamo la fine che ha fatto lo stato ellenico. E' rimasta in Europa, ma la fame devasta il paese. Noi italiani intanto, preferiamo non vedere, non sapere. In una forma di alzheimer autoindotto, ci estraniamo dalla realtà che ci circonda, seguendo i cambi d'abito della Littizzetto a Sanremo o le gesta del campione della nostra squadra del cuore.
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