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noi la pensavamo così

Da Inbassoadestra

Una preferenza istintiva ci portava a leggere piuttosto che ad agire. Niente di strano se poi la nostra vita pratica fu più o meno un macello. Anche quelli di noi che riuscirono a farsi strada nelle intricate selve dell’”educazione superiore” con tutte le inevitabili flessioni di ginocchia – e altri organi – al sistema, furono alla fine vittime di scrupoli imposti dalla letteratura e non poterono reggere oltre. Finimmo con l’adattarci a strani mestieri, servili o pseudo-culturali – o a qualcosa di banale, come scolpire iscrizioni tombali, lavorare a un tavolo da disegno, tradurre testi tecnici, tenere libri contabili, rilegare libri, sviluppare radiografie. Di tanto in tanto qualcuno di noi spuntava sulla soglia dell’appartamento di qualcun altro, con una bottiglia in una mano, dolci o fiori o cibarie nell’altra, e passavamo la serata a parlare, spettegolare, sacramentare sull’idiozia di quelli in alto, a domandarsi chi di noi sarebbe morto per primo. E adesso devo smettere di usare il pronome “noi”.

[ "Fuga da Bisanzio" _ Iosif Brodskij _ Adelphi ]

noi la pensavamo così



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