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Le mani ci legano, formano un ponte sotto il quale scorre indisturbata la vita e in cui si ubriaca qualche anima persa, come eravamo noi neanche un calendario fa. L´odore dolce della tisana alla cannella riempie gli spazi vuoti di un discorso immaginato. Che gira in testa come un 44 giri graffiato, come i pensieri a ripetizione. I pini oltre la finestra, immobili. L´aria immobile. Il rumore delle onde è il diversivo, sempre uguale, anche lui immobile. É un mare di sassi e alghe secche sparpagliate dal maestrale, non ci va nessuno, non ci arrivano i mozziconi di sigaretta, ad esempio.
Hai sistemato le tazze in un orribile vassoio Shabby di ceramica bianca e rosa. É la tua essenza romantica che trova le sue vie di fuga. Ti sei persa indietro nel tempo. Sei stata sempre lì, non hai conosciuto il mondo che la famiglia nasconde, il lato beffardo, quello inesorabile, quello dove valgono i patti e le alleanze. Ti sei delusa lo stesso, la famiglia si deve vivere a debita distanza per accettarla. Hai provato a immaginare cosa fosse diventato quel mondo suddiviso in corsie, e sportelli, regolato con il traffico limitato e le pubblicità televisive, cosa dovesse essere fuori dagli orari, quando le storie vere finiscono per non esistere, nessuno riprende con il telefonino. L´hai fatto scrivendo. E io ti ho letto.
La fronte tirata, gli occhi con il dono della fuggevolezza, incassati, le spalle sicure, le gambe che indugiano. Ho letto, ho visto un mare di cose dentro alla ragazza che mi versava la tisana, che mi offriva un pezzo di pelle, un pezzo di fiducia. É un mare come questo, sotto la pianura selvatica e polverosa che ci confonde, a cui nessuno è arrivato, che nessuno ha sporcato.
Il miglior silenzio dell´anno, che più che nascondere tira la corda del sipario. É il momento in cui tutto quello che non so voglio immaginarlo, il momento da 0 a più infinito, il momento del bacio ora o mai più.
L´umidità arrugginisce il cancello, il sole spacca le persiane di vecchio abete, gli agavi si prendono il giardino. Un vecchio pescatore di fiducia ci porta il pescato fresco, suonano i bambini per Halloween, è già buio e non vediamo i loro cappelli neri. Ti cerca il venditore di surgelati per darti il catalogo ma forse ci hanno staccato la corrente, e pure l´acqua. Ci sentiamo vivi, in fondo per un miracolo. Con sangue ancora caldo. Chissà quanto tempo è passato. Aggrappati a una semplice mano, strade di vene che portano tutte allo stesso posto, in cui vorremmo arrivare.
Il tempo conta se stesso, per noi non conta più. Il nostro piccolo sempre, oggi, è stato infinito.