Il 27 dicembre scorso 239 lavoratrici hanno visto sfumare tutti i loro diritti e sacrifici di una vita con un fax : la Omsa di Faenza ha deciso di licenziarle.
Anni spesi per un posto di lavoro, per un’azienda che un bel giorno decide chiudere i battenti e lasciarti per strada -non per crisi ci teniamo a precisarlo- ma per spostare l’azienda in Serbia, dove come ben sappiamo la manodopera costa meno.
Molte di queste donne- visto il periodo si crisi- hanno mariti che a loro volta hanno perso il posto di lavoro o sono in cassa integrazione, quindi quell’entrata mensile rappresenta un’ancora di salvataggio, altre ancora sole o separate con figli disoccupati in casa o bambini da mandare a scuola.
Questo lavoro era sopravvivenza per queste donne, e sappiamo benissimo quanto per noi donne sia difficile trovarlo un posto di lavoro in questo paese dove solo il 46% di noi donne ha un impiego!
Un’azienda che per i suoi affari se ne sbatte della vita delle sue lavoratrici che hanno dato sangue e sudore per lei, e se ne sbatte di come andrà la vita delle sue (ex) dipendenti da quel momento in poi senza quel posto di lavoro se potranno pagare l’affitto o il mutuo, se potranno fare la spesa o portare i figli a fare una visita medica.
Inutile dire che tutto il web ha abbracciato questa vicenda, è partito un boicotaggio già da qualche giorno dopo la bruttissima notizia.
Anche noi bloggers che trattiamo le tematiche di genere abbiamo deciso di aderire a questo boicottaggio.
Proprio Frequenze di genere ha lanciato “Appello per un’azione di Solidarietà “
Non comprare più Omsa è un dovere morale e un gesto di solidarietà. Camminiamo a piedi nudi, mai più Omsa.
Ad Omsa appartengono anche :
Philippe Matignon
Sisi
Hue Donna
Hue Uomo
Saltallegro
Saltallegro bebé
Golden Lady
Boicottiamole tutte!
Tu licenzi? Noi non ti compriamo!
Di seguito vi riporto l’appello di Frequenze di Genere.
Piuttosto che vestire sfruttamento, le calze ce le disegneremo sul corpo! FabyDal 2010 ormai prosegue la vertenza delle operaie dello stabilimento della Omsa di Faenza, minacciate di perdere il lavoro per una delocalizzazione della produzione che nulla ha a che vedere con la crisi e tutto ha a che fare con il profitto; la vigilia di Capodanno il gruppo GoldenLady ha comunicato alle 239 lavoratrici ancora occupate che il 12 marzo 2012, alla fine della cassa integrazione, saranno licenziate.
La perdita di qualsiasi scrupolo da parte dell’azienda ha sollevato la giusta indignazione di molti/e, decis* a solidarizzare con la lotta di queste lavoratrici. Da tempo è partita una campagna di boicottaggio dei prodotti del gruppo che, anche grazie ai social media, sta raggiungendo un notevole livello di diffusione. Come donne, collettivi e realtà autorganizzate vogliamo diffondere un appello per un’iniziativa congiunta in tutte le città italiane Sabato 28 Gennaio. Con volantinaggi, striscioni, musica, presidi, flash mob ed ogni altro strumento utile, proponiamo una giornata di informazione e boicottaggio attivo di fronte ai punti vendita del gruppo GoldenLady (Golden Point). Nel pieno dei saldi, quando all’azienda farebbe gola vendere il più possibile, vogliamo stare nelle strade per ricordare a chi pensa solo al proprio profitto che le scelte di produzione non possono passare sopra le nostre vite. Diffondiamo questo appello a tutte le realtà organizzate, femministe e non, e alle singole persone che desiderano impegnarsi per dimostrare solidarietà concreta a questa lotta.