SPERLING & KUPFER
Lo è ancora meno quando ciò che custodiamo gelosamente è qualcosa con cui nemmeno noi stessi riusciamo a fare i conti.
A volte, però, basta trovare il giusto "confessore" e la confessione diviene un fiume di parole catartico, un ricostituente per l'anima.
Laurel ha trovato il suo ricostituente in un rapporto epistolare con celebrità decedute, si è avvalsa delle loro esperienze di vita per affrontare la morta della sua amata sorella May e cercare di superare i drammi interiori legati alla spiacevole dipartita.
Sceglie destinatari che non le possono rispondere e lo fa perchè in realtà non vuole una risposta di qualcuno, la pretende solo da sè stessa.
Esorcizza la paura della confessione mettendola su carta. Lei scrive per sè stessa e solo dopo che ricompone i pezzi della sua vita su carta che prende coscienza di averli ricomposti anche dentro di lei.
Laurel, quindi, ha trovato il miglior confessore in sè stessa.
Ancor prima della lettura c'erano buone premesse affinchè questo libro potesse piacermi, strizzava infatti l'occhio ad alcune mie debolezze che avrebbero potuto farmelo amare follemente o odiare profondamente: il formato epistolare che mi ricordava l'adorato "Scrivimi ancora" di Cecelia Ahern o il riferimento sulla quarta di copertina a Heath Ledger, il mio attore preferito di cui probabilmente non accetterò mai la morte o ancora il fatto che sia venduta come una storia drammatica con una venatura di tristezza permeante l'intero racconto.
La lettura, grazie al cielo, non delude e lascia il segno, però solo alla fine ci permette di renderci conto di tante cose: in primis l'evoluzione di Laurel, che, con le sue lettere, dapprima ci appare un po' distaccata e affine alla sterile cronaca delle sue giornate per poi sciogliersi via via ed entrare più in confidenza con noi lettori dando sfogo ai suoi pensieri più intimi. Un percorso evolutivo caratteriale del personaggio che ci permette di poterlo considerare un romanzo di formazione.
Ciò che, inoltre, non riuscivo a togliermi dalla testa a fine lettura è il fattro che lei in realtà è già "guarita" fin dalle prime lettere, perchè solo il fatto che ci fosse "permesso" leggere il suo quaderno ci dimostra il fatto che è già riuscita a sbloccarsi e a mostrare il suo vero io al prossimo. Alla fine dei giochi, quindi, leggendo della sua catarsi, in qualche modo la subiamo noi grazie agli spunti riflessivi che questo libro offre.
Senza dubbio non è una lettura impegnativa, ma trae il suo fascino dall'originalità dell'esposizione. Una trama semplice di vita quotidiana di una liceale, ricca, però, di emozioni contrastanti e confusioni tipici dell'età adolescenziale enfatizzate dal drammatico background fatto di violenze passate, discussioni e abbandoni.
Il bilancio, in definitiva, è assolutamente positivo e ne consiglio la lettura sia a chi vuole farsi travolgere da una drammatica storia a lieto fine farcita di romanticismo adolescenziale e sia a chi ha amato "The sky is everywhere" di Jandy Nelson, per affinità di tematiche, e "Ragazzo da parete" di Stephen Chbosky, per affinità caratteriale dei protagonisti.
In fine voglio togliermi uno sfizio personale e donare una risposta a quella ragazza che, nonostante le
innumerevoli lettere, non ne ha mai ricevuta una:
"Cara Laurel,
ti scrivo perchè in fondo anche tu sei un personaggio celebre che non c'è più. Una volta chiuso il libro hai smesso di vivere, ma in realtà anche se sono solo finite le parole che ti tenevano in vita continuerai a vivere nelle menti e nei cuori di noi lettori, perchè ci hai regalato un pezzettino di te, ci hai resi partecipi della tua vita di cui temevi di essere solo un'inerte spettatrice.
Bè, è giusto che qualcuno ti dica che invece ne sei stata un'ottima autrice.
Ti sei salvata, hai sconfitto il lupo che ti divorava dall'interno e ci hai regalato una preziosa lezione:
se la vita è grande è perchè "noi siamo grandi come la vita".
Con affetto."
Voi lo avete letto? Cosa ne pensate? Vi è piaciuto più o meno di Sky is everywhere e Ragazzo da parete?
Fatemelo sapere con un commento!