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Credo siano in pochi quelli che possono affermare di aver avuto un'adolescenza facile. Probabilmente anche i più fichi della scuola avevano le loro paturnie, e nessuno viene escluso dalla sindrome di ribellione e depressione così tipica di quegli anni.
Pochi film sono riusciti a mostrarci in modo diretto e senza filtri quegli anni, senza lasciarsi andare a facili commedie becere (vedi American Pie e i suoi successori), tra queste spicca ovviamente Breakfast Club che riuscì a condensare musica, stile e carattere di un'intera generazione allo sbando degli anni '80.
Con il passare degli anni il tema scuola è passato in secondo piano, tra chi si focalizzava sulle figure degli insegnanti (L'attimo fuggente ha fatto scuola) o sull'amore zuccheroso di quell'età.
A scuotere questo torpore ci pensa però Noi siamo infinito.
Tratto dall'omonimo libro scritto ancora nel 1999 da Stephen Chbosky che ha deciso poi di trarne un film, la storia si incentra non solo sul protagonista Charlie e i suoi traumi da superare, ma ci mostra quell'amicizia speciale che solo nell'adolescenza si può trovare.
Charlie ha infatti perso il suo migliore amico nel peggiore dei modi, e ora che entra come matricola al liceo sa che dovrà affrontare l'ostacolo più grande per rimettersi in sella: se stesso. Fortunatamente non tutti sono legati alla loro immagine e lo evitano per non sembrare patetici, c'è anche chi se ne frega delle etichette e lo avvicina senza pregiudizi. Un po' per caso, un po' per desiderio Charlie conosce infatti Sam e Patrick, sorellastra e fratellastro, e entra nel loro circolo magico fatto di musicassette da scambiarsi e party alternativi a cui partecipare.
Il film non si ferma però sulla rinascita di Charlie, sul suo rendersi conto delle proprie potenzialità -grazie anche ad un professore modello come Paul Rudd- né sulla nascita, problematica, dell'amore per Sam. Perché Charlie ha altri traumi da dover affrontare, e saranno quelli più difficili, quelli con lo costringeranno a fare davvero i conti con il suo passato.
Ambientato nei mitici anni '90, Noi siamo infinito ha la marcia in più grazie alla splendida colonna sonora. Da Heroes di Bowie -che i protagonisti cercano e non trovano nelle loro compilation- a Sonic Youth e The Smiths, tutte le canzoni segnano in modo degno le vite e le vicende dei giovani. Che dire poi dell'idea di far loro rifare, in varie serate, Rocky Horror Picture Show, come omaggio sentito ma anche come divertissement?
Oltre alla musica, però, c'è di più. Perché se già il film riesce a immergere alla perfezione in anni così turbolenti, gli attori riescono ad incarnare quei tumulti e quell'inadeguatezza tipica dell'adolescenza. Il protagonista Logan Lerman convince -non del tutto nei momenti di ubriachezza ma gli si possono perdonare- ma sono i suoi comprimari a spiccare. Dapprima la bella e ormai ex Hermione EmmaWatts che incanta per la sua dolcezza e il suo candore, poi Ezra Miller che regala un'altra alta performance dopo ...E ora parliamo di Kevin, che con il suo Patrick si lascia andare ad un'interpretazione per nulla stereotipata e assolutamente grande.
I tre danno così vita ad un film che va oltre all'etichetta "generazionale", che regala lacrime e sorrisi nel mostrare quanto forti e quanto fragili ognuno di noi, a proprio modo, è stato.
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