Uscirà nelle sale italiane solo per due giorni (22 e 23 ottobre), distribuito da Microcinema, Noi, Zagor, film documentario scritto e diretto da Riccardo Jacopino dedicato ad uno dei più longevi ed amati personaggi della Sergio Bonelli Editore, Za-gor-te-nay (“lo Spirito con la Scure”, il vero nome è Patrick Wilding) nato nel ’61 su sceneggiatura dello stesso Sergio Bonelli, dietro lo pseudonimo di Guido Nolitta, che aveva esordito in tale veste nel ’58, con la serie Un ragazzo nel Far West; l’ideazione grafica portava invece la firma di Gallieno Ferri.
L’idea del film nasce dall’esigenza di capire i motivi di un successo così duraturo e costante nel tempo, visualizzando le emozioni tanto degli autori che dei lettori, nell’analisi in particolare di quanto i primi riescano ad influenzare lo sviluppo creativo di un albo, offrendo il loro suggestivo e personale apporto in ogni singolo disegno, pur fra vincoli ed urgenze sempre all’ordine del giorno in una grande factory, e come i secondi divengano inevitabilmente loro complici, dando vita ad una sorta di piccola comunità interdipendente, nell’assecondare e condividere sogni e avventure.
Sergio Bonelli
Ecco spiegato il perché del titolo, Noi, Zagor: nel ripercorrere la storia del protagonista, la narrazione si snoda attraverso le parole di autori, sceneggiatori, disegnatori, critici, fan e lettori, dalle origini ai giorni nostri, anche se, come si evince dalla sinossi, a risaltare su tutto e tutti è sempre la figura di Sergio Bonelli, che proprio con questo personaggio iniziò ad affrancarsi dal papà Gian Luigi, avviandosi verso una strada del tutto autonoma. Riprendendone infatti la tipica commistione fra realtà e senso del fantastico, allo stesso tempo riusciva a conferire alle storie sdrammatizzanti venature comiche, grazie all’accostamento del buffo Cico (ispirato per stessa ammissione dell’autore al Donald Duck ante Carl Barks) al signore della foresta di Darkwood.Nell’attesa di poter visionare l’opera, la mia opinione è che ci troviamo di fronte ad un’idea piuttosto felice nell’ambito del nostro cinema, che, nello scegliere il genere del film documento, si mantiene distante dalle spettacolari materializzazioni cinematografiche hollywoodiane degli eroi nati su carta, cavalcando l’intento sia di soddisfare l’interesse di appassionati o semplici curiosi, coinvolgendoli nel procedimento editoriale di nascita e sviluppo di un personaggio, sia di suscitare in loro le emozioni più genuine e sincere.