Tempo fa, molto umilmente e con il complesso che mi accompagna anche dopo avere scritto 3 libri (se me lo chiedete non mi definisco una scrittrice, ma “solo” una a cui piace scrivere) ho aderito almeno virtualmente al bellissimo progetto dei Piccoli Maestri*
Tra il lavoro e il nomadismo compulsivo alla fine non mi era mai riuscito di trovare la quadra….e questa mattina finalmente è toccato a me andare a fare la “piccola maestra” al Liceo Carducci di Nola, provincia di Napoli.
Ho portato L’Amica geniale di Elena Ferrante (al quale sono arrivata di recente e comunque prima del casus “Strega”) per 3 motivi.
Perché parla di Napoli e di camorra come nemmeno Gomorra ha saputo fare: ne narra la contaminazione quotidiana e nel tempo, le sfumature apparentemente irrisolvibili, la complessità della convivenza. E di Napoli racconta la foglia di fuga e l’incapacità di fuggire.
Perché parla di infanzia e di adolescenza.
E infine perché l’autrice, nell’era dei social e dei selfie, non ha un volto, ma fa parlare ciò che fa prima di ciò che è ed era una questione che volevo provare a porre a dei ragazzi giovanissimi che molto più di noi vivono questo tempo di socializzazione e condivisione senza scampo.
Nola è terra di camorra. Leggendo di Don Achille tutti hanno capito di che parlavamo. Anche la professoressa aveva da raccontare di classi in cui avevano convissuto figli di una parte e figli dell’altra parte e in mezzo chi conviveva con entrambi.
Ho chiesto ai ragazzi chi si vede qui, a Nola, tra venti anni e chi si vede altrove. Solo in 3 si vedono qui tra cui la più brava della classe. Chissà come andrà, sarei curiosa di saperlo tra ventanni. Ho detto loro che a questa domanda non c’è una risposta giusta, sono tutte giuste e si può anche cambiare idea. Più volte.
Abbiamo letto di infanzia (poi questa è una fissazione tutta mia che l’infanzia sia il nostro tempo mitologico ed è interessante parlarne con chi ne è appena uscito per vedere che percezione ne ha: se di fuga felice o già di ricordo nostalgico) e abbiamo letto di trasformazione ai tempi della propria era di adolescenti.
Abbiamo parlato di cattiveria e di quanto amore e amicizia si riconoscano quando riconoscono e non mutano sentimento nei confronti dell’imperfezione.
Quando poi ho raccontato la storia di Elena Ferrante ho visto tantissime teste annuire, grate che stessimo parlando di un libro e non di una persona. Qualcuno ne aveva sentito parlare, moltissimi no. Non ha importanza, esattamente come vorrebbe lei, ma oggi hanno sentito parlare del suo libro. Ci siamo promessi di rivederci in autunno quando avranno letto i 4 libri della Ferrante e di riparlarne insieme.
Dopo aver letto qualche pezzo del libro per fargli venire la voglia di leggerlo, ho chiesto ad ognuno di loro qual era l’ultimo libro che avevano letto. Sono spuntati “L’amore ai tempi del colora” di Marquez, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera e grande successo del “Giovane Holden” di Salinger: qui c’è stata la ola e ho promesso, dopo avere proposto “Maurice” di Forster che avrei cercato altri titoli sul tema da mandargli…quindi se avete suggerimenti, fatelo qui che io li giro ai ragazzi.
Sono uscita con un sorriso ebete, una speranza per questa terra (che non sono solo i 3 che vogliono restare e però bisogna dargli un motivo per farlo e non farlo essere un è andata così, che sono rimasto qui) e tanti pregiudizi in meno come al solito sulla provincia: ne dichiaro ufficialmente la superiorità culturale per mancanza di riferimenti e quindi di cementificazioni intellettuali, vedere alla voce salotti e licei storici e sulle nuove generazioni.
*Il progetto Piccoli Maestri, nato nel 2011 da un’idea di Elena Stancanelli, su ispirazione del lavoro di Dave Eggers negli USA (826 Valencia) e Nick Hornby a Londra (Il ministero delle storie coinvolge scrittori e scrittrici che se ne vanno nelle scuole a leggere e raccontare libri ai ragazzi delle scuole.