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Passarono due tramonti e due albe. Periodo breve ma pieno di tensione. Costretto a rimanere fermo nella piccola oasi della chiesa circolare, all'ombra di due palme, il giovane osservava gli animali abbeverarsi nelle acque azzurre del laghetto posto al centro del villaggio. Impegni perduti, mercati lasciati al loro destino, merci invendute, tormentavano lo spirito del giovane che attendeva con bramosia il suo nuovo mezzo. Pensava all'emiro e temeva il peggio; la truffa, il rischio di non ritrovare l'accampamento con l'avvento del primo giorno della nuova settimana, non lo lasciavano dormire quieto tra i tessuti levigati della propria tenda.
Ma lo scorrere del tempo era incessante e incurante dei timori del giovane. Al sorgere del nuovo Sole, il giovane viandante si recò, non senza difficoltà, all'appuntamento con l'emiro.
Per l'occasione fu condotto all'accampamento dall'anziano saggio del clan, nella speranza che questi potesse dirimere eventuali fraintendimenti tra di loro. La tenda, sontuosa come suo solito, si presentò al giovane priva del precedente e caloroso accoglimento da parte degli umili servi dell'emiro. Nessuno fu presente al suo ingresso, niente musica, nessuna attenzione da parte delle ancelle. Proseguì lungo le stanze che ormai conosceva come le sue tasche e si ritrovò di fronte a nuovi viandanti, seduti al tavolo che un tempo fu suo, intenti a godere delle leccornie offerte loro da meravigliose ninfe profumate di mirtilli di bosco.L'emiro sollevò lo sguardo quasi per caso e scorse il volto turbato del giovane viandante. Sorrise amichevolmente e con un gesto delicato chiese scusa ai suoi commensali per l'interruzione inaspettata. Si rizzò agilmente, quindi salutò il giovane con un abbraccio freddo ma cordiale.Oltrepassarono i convenevoli così rapidamente che neppure si accorse di trovarsi davanti al mezzo promesso. Grigio come la nebbia, possente e orgoglioso, il veicolo lo attendeva ancora privo delle proprie insegne personali.Il giovane viandante fece notare questo spiacevole dettaglio all'emiro che, immediato nella sua diplomazia, si inchinò in segno di scusa e sparì alla ricerca dei simboli di famiglia del viandante. Pochi minuti e questi tornò col sorriso dipinto sul volto paonazzo. Sino a quel momento il giovane viandante non aveva mai notato quei baffi grigi e rigogliosi che decoravano il volto dell'emiro. Annuì soddisfatto quando questi, piuttosto che chiedere assistenza a uno dei suoi servitori, si occupò personalmente di fissare i simboli familiari in fronte e sul retro del mezzo.Ci furono strette di mano, sorrisi accoglienti, segni di grande cordialità e promesse per i futuri incontri, sia per questioni di necessità, sia per eventuali momenti di gioia da condividere.Il giovane viandante uscì soddisfatto da quell'incontro. Il saggio accompagnatore lo seguì a distanza, soddisfatto anch'egli che i suoi servigi non fossero stati necessari.La vicenda sembrava conclusa nel migliore dei modi ma, tra le nubi minacciose del deserto turco, un demone beffardo progettava nuovi inconvenienti e misteriosi progetti contro il giovane viandante, che inconsapevolmente felice si era lanciato nel deserto furioso per valicare dune impossibili e percorsi tracciati dalla fatica degli antichi corrieri provenienti da terre lontane.
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