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Il vento soffiava voracemente gonfiando le vele del grande veliero del Tempo. Il giovane viandante, a bordo del suo nuovo e rombante mezzo, aveva attraversato le italiche terre in cerca di nuove merci da vendere ai mercati d'oriente. Aveva toccato villaggi dalle strane usanze, conosciuto popoli atti a mangiare con noncuranza le carni di animali sacri, di usarne le pelli per indumenti e oggetti di grande bellezza. Aveva assaggiato nettari prodotti da frutti strani, simili a tante biglie legate tra loro da rametti di rampicante dal colore glauco. Si era congiunto con donne alte quanto le divinità del suo paese; fiere dalla carnagione lattea con un cuore caldo e ribollente. Aveva visto un mare calmo e accogliente, spiagge sabbiose quanto i propri deserti natali; aveva ammirato imbarcazioni lucenti che solcavano quelle acque per raggiungere mete lontane. Aveva soprattutto sognato, sperato, mercanteggiato. Aveva viaggiato seguendo le creste delle alte montagne che tagliavano le terre. Aveva dormito in locande accoglienti, mangiando cibi prelibati e sempre diversi. Aveva conosciuto un popolo dalle mille culture e sfaccettature. Ma dieci milioni di passi logorano anche i piedi più allenati. L'inverno era alle porte. Per cui il giovane viandante dovette costringersi a tornare all'amato paese natale. Per oltrepassare i valichi montani, il giovane viandante dovette contattare nuovamente l'emiro mercante. Doveva sostituire le coperture del suo nuovo e possente mezzo, con supporti atti a superare le fredde nevi d'altura, i ghiacciai, e ogni piccola insidia che le montagne innevate nascondevano. Dall'alto di nubi possenti il demone osservava e filava le sue trame. Ignaro, il giovane si era introdotto nell'accampamento itinerante dell'emiro. Le maghe persiane raccontavano che egli fosse portatore di grandi magie, che il suo accampamento apparisse alla bisogna di chi richiedeva la sua assistenza. Viaggiava nel tempo, nello spazio, nell'aria fredda che si frappone ai venti di Phon che normalmente spazzano le terre desertiche del giovane viaggiante. Magia o non magia, egli vide le meravigliose tende del colore del lapislazzulo proprio davanti a sé.Lasciò il proprio mezzo a uomini coperti da eleganti mantelli chiari. Uomini al servizio delle macchine, nonché dell'emiro, e probabilmente dei suoi clienti.Due vestali accolsero il giovane con il candore malizioso tipico delle donne dell'est. Molto diverso era stato il comportamento delle femmine italiche, più aperte e dirette, forti come uomini e appassionate come odalische.Si fece condurre dalle mani delicate delle vestali, attraverso stanze che mai aveva notato. Odori nuovi, aspri e pungenti, lo incuriosirono. I servitori lavoravano alacremente negli stomaci dei possenti mezzi di proprietà dell'emiro. Frenesia e movimento continuo, una vitalità incredibilmente magnetica, fecero risvegliare nel giovane desideri un tempo perduti.E così giunse alla sua destinazione. Una delle vestali scostò una tenda di seta adornata con ori e filigrane. Oltre la soglia lo attendeva benevolmente una donna, bruna, con occhi profondi quanto gli oceani. Una sensazione strana lo colse all'improvviso. Percepì il demone. Tutto divenne buio e impalpabile.
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