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Non amato dai politici

Creato il 10 agosto 2010 da Antonio_montanari


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Giugno 1992, puntata 444 di "Tam-Tama": «... proprio cinque minuti fa, dalla redazione m'hanno informato che l'ex senatore Alici ha comunicato, in modi per la verità un tantino bruschi, di volermi querelare per l'ultimo "Tama", dove riproponevo una sua intervista radiofonica di ben nove anni fa, citata nella mia rubrica del 3 aprile 1983 e nel recente "Tamario"».
Apro una prima parentesi. L'ultimo "Tama" ovvero quello precedente riportava questo passo: «L'ex senatore Alici che parla di "Troppi arricchiti... Politici, fuori i redditi" (titolo del "Carlino", 4.6.1992", è lo stesso che, nel 1983, allora non ex, giustificò le "tentazioni" dicendo che i politici sono messi in stato di bisogno dallo Stato, per cui essi non hanno "la forza morale di rifiutare i milioni che costituiscono le tangenti o le bustarelle"?».
Apro una seconda parentesi, con il testo del 3 aprile 1983 riproposto nel "Tamario" (pag. 10, "Tamario" in "Quanto basta", ed. il Ponte, Rimini 1992).
«Relatività o giù di lì
La teoria della relatività mi è stata sempre spiegata con l'immagine dei due treni affiancati: se sei in quello fermo, e te ne passa vicino un altro, ti illudi di essere tu a spostarti, e consideri fermo quello che al contrario sta transitando. Per formularla, Einstein ha impiegato 50 anni.
Il concittadino sen. Francesco Alici (pci), ha invece impiegato pochi minuti, in un'intervista al GR1, per spiegare mirabilmente che anche per l'onestà dei politici può verificarsi l'illusione del treno. Se un qualche pubblico amministratore si lascia sedurre da bustarelle e simili, la colpa non è sua, ma dello Stato che lo costringe a vivere nelle misere condizioni in cui è più facile abboccare all'amo e compromettersi. Chi cede alle tentazioni, secondo Alici, è colpevole soltanto in minima parte, perché agisce in stato di necessità: "In queste condizioni, quanti sono quelli che hanno la forza morale di rifiutare i milioni che costituiscono le tangenti o le bustarelle?".
Ammesso e non concesso, come diceva Totò, che le regole morali possano divenire facili compromessi con se stessi e con gli altri, viene da chiedersi: l'onestà è un principio valido per tutti, oppure è stata dichiarata decaduta d'autorità? Questa "regola" giustificativa espressa dal sen. Alici, è valida per tutti i partiti? E in che misura? Secondo i voti riportati nelle ultime elezioni? Quali, poi: le amministrative o le politiche?
Fortunatamente, Alici ha parlato alla radio con quell'accento romagnolo che incanta sempre, evocando immagini di cibi gustosi, vini frizzanti e vita balneare, per cui forse egli è stato scambiato, da qualche ascoltatore disattento, per uno di quei suadenti intrattenitori che, al mattino, accompagnano il risveglio degli italiani con varie amenità. Insomma una specie di Roberto Benigni, quello del film "Tu mi turbi". [1983
Ritorniamo al testo del 1992, puntata n. 444, "il Ponte" n. 24 del 21.06.1992.
«Non avendo nulla d'importante da scrivere, mi diletto a ripescare vecchie cose. Vedremo come andrà a finire. Dico questo anche perché, proprio cinque minuti fa, dalla redazione m'hanno informato che l'ex senatore Alici ha comunicato, in modi per la verità un tantino bruschi, di volermi querelare per l'ultimo "Tama", dove riproponevo una sua intervista radiofonica di ben nove anni fa, citata nella mia rubrica del 3 aprile 1983 e nel recente "Tamario".
Da persona vagamente esperta del mondo et delli homini, l'intervallo di nove anni (un numero perfetto che faceva impazzire il divino Alighieri, e che ora sembra dover agitare me, che non sono né divino, né di vino, né di acqua minerale, né carne né pesce cioè), tale intervallo mi sembra che sia più che sufficiente a definire tardivo quell'intervento su parole che ho ascoltato con le mie orecchie, e che ho appuntato perché non sono abituato a inventarmi le virgolette ed i loro relativi contenuti. Informerò il lettore sugli sviluppi del caso che mi fa pubblicità gratuita.
Dunque, in cerca forse di altre rogne, e quindi ancor più propenso a riproporre l'inizio dell'articolo come l'avevo già preparato ("Caro lettore, non so se questo dovrà essere l'ultimo mio appuntamento..."), rileggo un mio pezzo del 20 maggio 1990, che poneva un interrogativo: "Ci sarà un pentapartito per tutta la legislazione, o sarà solo di transizione, in vista di altri eventi a Sinistra?", e che riportava le parole del segretario del pci, Sergio Gambini, il quale prometteva, in caso di Centro-sinistra vincente, "un'opposizione aspra, ma moderna: il psi, abbracciato alla dc, sarebbe il nuovo partito della conservazione".
Il mio pezzo venne contestato con una lettera, il cui firmatario si sentiva "estremamente confortato dalla recente dichiarazione dei Vescovi della nostra Regione dai chiarissimi giudizi su alcuni partiti tra cui il pci" ("Ponte", 27.5.1990). Nel frattempo il pci è diventato pds, mi pare.
Due anni fa, Renato Capacci (psi) garantiva che il pentapartito viveva su "voti certi". Il segretario del psi Tommaso Berti assicurava di voler far crescere l'autonomia dell'area laico-socialista.
Come non detto. Tutto ciò non c'entra con la nuova Giunta (pds, dc e psdi) e con il nuovo sindaco Chicchi (pds) che ha coronato il suo progetto dopo due anni di attesa, in cui tante cose sono cambiate.
Dopo Tolomeo è arrivato Copernico. ("Caro lettore, non so se questo dovrà essere l'ultimo mio appuntamento..."). Saluti cari.»
Cito ora dalla puntata 449 del "Tama" 449, "il Ponte n. 29, 02.08.1992
«[...] Ho su di me poche certezze, al contrario di quel quotidiano che, confermandoci in un'opinione d'altronde largamente diffusa, assicurava domenica 19 luglio, nel titolo di "spalla": "Un'estate tutta da ridere col Carlino". (Ma perché ridurre l'effetto ai soli tre mesi del solleone? Troppa modestia).
Ho cominciato a dubitare di me stesso nell'87, quando "Tazebao" mi definì "il Saggio che scrive sul "Ponte" e risponde (quasi sempre) al nome di Antonio Montanari...", facendomi sentire sospeso tra finzione e realtà, al pari di un personaggio pirandelliano. Quel "quasi sempre" era un segnale criptico per dirmi: "Ti conosciamo mascherina!". (Come a teatro, anche nel giornalismo c'è sempre un suggeritore...).
Secondo fatto. Un on. dc scaricò su di me la colpa di una "linea discriminatoria" attuata (a suo dire) dal "Ponte" in articoli che non avevo scritto io. Era il maggio '90. Fu allora che cominciai a capire tante cose: ad esempio, che molti cacciatori, pur con regolare porto d'armi, non hanno però una gran mira se sparano al primo fesso che passa. La cosa sconsolante appariva questa: quel fesso ero proprio io.
Terzo episodio. Nel dicembre '90, un on. del psi accusò una mia battuta di essere "freudianamente illuminante". Era un'indelicata e pubblica accusa, rivolta a me, di disagio psichico. Ognuno avrebbe diritto di grattarsi in pace le proprie rogne, soprattutto nel piccolo mondo della provincia, ripiccoso, allergico (alle critiche) e urticante (verso il prossimo).
Infine, fresco, l'evento polemico che ha visto un ex on. dell'ex pci, dirmi che mi nascondevo dietro uno pseudonimo, nonostante la dichiarazione di paternità del "Tamario" apparso all'interno del "Quanto basta" inviato in omaggio agli abbonati.
La mia "crisi di identità" è stata ulteriormente aggravata da chi, amico da lunga data, mi ha affettuosamente attribuito un recente articolo (uscito senza firma), che non ho scritto, e che ha suscitato polemiche, tra cui la replica del locale segretario del psi, il quale sul "Ponte" del 19 luglio ha commentato: "L'anonimo e semiserio professore" ha dato "voti "semi"" e fatto "commenti "seri"". Se con quel "professore", si accennava a me, centro mancato!
(Come prof, finché ero a scuola, ho solo dato voti "seri". Mentre, per usare la grafia acerba di certi ragazzini, "semi" tutt'al più possono apparire questi miei commenti. Vero, dottor Freud?)».
Commento. Il "suggeritore" a cui accennavo nel pezzo, era un collega di redazione.
© by Antonio Montanari, 2010


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