Adoro gli Scienziati, un certo tipo di Scienziati, perché ci danno tanto materiale su cui riflettere. Prendi per esempio questi Neuroscienziati dell’Università del Massachusetts: sono partiti da un vecchio adagio che esorta a non andare a letto di cattivo umore, altrimenti le emozioni negative si consolidano e il risentimento cresce. Siccome non lo conoscevano in molti, sono andati anche a scomodare la lettera di Paolo agli Efesini nella quale si afferma: “Non tramonti il sole sopra la vostra rabbia” (4:26). E si sono detti: facciamoci una bella ricerca ché poi la pubblichiamo su The Journal of Neurosciences, vediamo che succede se si va a dormire con animo turbato o con emozioni negative.
Hanno dunque reclutato 106 tra uomini e donne e li hanno esposti a immagini che provocavano emozioni diverse: in alcuni casi negative, per esempio con scene sconvolgenti di incidenti, in altri positive o neutre. Il giorno seguente furono mostrate le stesse foto più altre nuove: a una parte di loro al mattino dopo una notte di sonno, agli altri alla fine di una giornata trascorsa da svegli.
Da tutto questo emerse che lo stare svegli aveva smussato la risposta emotiva di fronte alle stesse immagini disturbanti, ma al vederle dopo aver dormito la notte le reazioni erano state forti come alla prima visione, suggerendo agli Scienziati che il sonno aveva “protetto” le emozioni, le aveva mantenute vive.
Ulteriore riflessione dei nostri ineffabili Scienziati alla luce di questi risultati. Se dopo che abbiamo avuto un’esperienza forte non riusciamo a dormire (e continuiamo a riviverla dolorosamente, aggiungo io) dobbiamo essere lieti perché quello non è altro che un modo architettato dal nostro brillante cervello per impedire ai ricordi spiacevoli di impiantarsi nella memoria. Non ci avevate pensato, dite la verità.