Quaranta anni non sono pochi. Per nulla. E se un film horror, al di là del fatto che abbia fatto storia o che sia una specie di apripista, riesce a tenere alta la tensione anche oggi, significa di sicuro che è stato fatto un buon lavoro. Hooper con il suo essere crudo e rozzo, crea un film davvero molto realistico e questo accade fin dalle prime battute. La storia, di pura invenzione, passa per vera con un annuncio ad inizio pellicola che fa credere si tratti di un qualcosa di veramente accaduto. Ed il realismo prosegue con una grana fotografica che proprio nel suo essere sporca ed imperfetta dà quel senso di non artificiale e con attori che senza esagerare riescono nell'intento. Nessuno è da Oscar, ma neanche scimmiotta ridicolmente un essere impaurito e terrorizzato. E' appunto quello che ci vuole in un horror che non si basa soltanto su effetti scenici o ambientali. A me piacciono cattiveria e violenza (inserite in questo genere), ma voglio anche che questa venga riflessa dal cast che partecipa all'azione. Non serve una trama complicata, colma di deviazioni e colpi di scena: per avere un prodotto di successo Hooper si è semplicemente basato sulle paure reali e possibili. Il Texas dagli ampi spazi e dal torrido caldo può rivelarsi molto più terrificante di una cantina buia e fredda. La follia e la minaccia che si possono trovare all'interno di una società (quella americana dei primi anni settanta) che sta lentamente cambiando e che può risultare appunto pericolosa e spietata, tanto da creare un massacro sanguinario e violento. Violenza che però, nel film è solo accennata. Non nascosta certo, ma oggi siamo abituati a vedere bene di peggio solo al telegiornale. Sangue, ma non troppo e e mutilazioni immaginati e non portate a termine. Tutta l'atmosfera è imprevedibile e disorganizzata, fuori dagli schemi, ma è proprio questa sorta di caos misto alla sceneggiatura in stile documentario che rendono il tutto più verosimile. Assolutamente da non perdere.
Quaranta anni non sono pochi. Per nulla. E se un film horror, al di là del fatto che abbia fatto storia o che sia una specie di apripista, riesce a tenere alta la tensione anche oggi, significa di sicuro che è stato fatto un buon lavoro. Hooper con il suo essere crudo e rozzo, crea un film davvero molto realistico e questo accade fin dalle prime battute. La storia, di pura invenzione, passa per vera con un annuncio ad inizio pellicola che fa credere si tratti di un qualcosa di veramente accaduto. Ed il realismo prosegue con una grana fotografica che proprio nel suo essere sporca ed imperfetta dà quel senso di non artificiale e con attori che senza esagerare riescono nell'intento. Nessuno è da Oscar, ma neanche scimmiotta ridicolmente un essere impaurito e terrorizzato. E' appunto quello che ci vuole in un horror che non si basa soltanto su effetti scenici o ambientali. A me piacciono cattiveria e violenza (inserite in questo genere), ma voglio anche che questa venga riflessa dal cast che partecipa all'azione. Non serve una trama complicata, colma di deviazioni e colpi di scena: per avere un prodotto di successo Hooper si è semplicemente basato sulle paure reali e possibili. Il Texas dagli ampi spazi e dal torrido caldo può rivelarsi molto più terrificante di una cantina buia e fredda. La follia e la minaccia che si possono trovare all'interno di una società (quella americana dei primi anni settanta) che sta lentamente cambiando e che può risultare appunto pericolosa e spietata, tanto da creare un massacro sanguinario e violento. Violenza che però, nel film è solo accennata. Non nascosta certo, ma oggi siamo abituati a vedere bene di peggio solo al telegiornale. Sangue, ma non troppo e e mutilazioni immaginati e non portate a termine. Tutta l'atmosfera è imprevedibile e disorganizzata, fuori dagli schemi, ma è proprio questa sorta di caos misto alla sceneggiatura in stile documentario che rendono il tutto più verosimile. Assolutamente da non perdere.
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