E’ strano, ultimamente mi sento in fase revival, mi accorgo di recuperare con gusto parecchi classici, soprattutto horror, con una perversa predilezione per i secondi capitoli. In questo inarrestabile fiume in piena di brividi vintage, non poteva mancare Non aprite quella porte parte 2. Passati dodici anni dal primo immortale, scioccante ed indimenticabile primo capitolo, Tobe Hooper rimette mano alla sua famiglia di macellai, per far cantare ancora una volta il nastro della motosega. Se il primo film era un pugno nello stomaco, una delle pellicole più disturbanti ed in fondo anarchiche che il cinema avesse mai visto, questo numero due pesta il piede sull’acceleratore del grottesco, arrivando perfino a strappare qualche grassa risata. Grazie all’aiuto di un Dennis Hopper da antologia, che decide di consumare la sua vendetta assecondando con entusiasmo il dolce borbottio di una terrificante sega a cinghia, il film è a tutti gli effetti uno degli horror migliori degli anni ’80. Riguardare oggi quel tipo di cinema, scorretto, violentissimo, pieno zeppo di riferimenti sessuali, sangue a fiumi e tette a volontà, ha qualcosa di catartico, una purificante passeggiata in un mondo non necessariamente migliore, ma decisamente meno sicuro e protetto come il nostro. Un’epifania color del sangue, al sapore di grottesca nostalgia horror pop.