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Non basta Freud per i giovani "senza desiderio"

Da Brunougolini

Non basta Freud per i giovani

foto:flickr

“Dicono al precario: Non disperare. Nuota ragazzo mio, nuota! Un bel giorno arriverai anche tu alla terra ferma, se non alla terra promessa”. L’amara ironia è di Franco Ferrarotti, decano dei sociologi italiani, autore di innumerevoli saggi. Quelle parole sono contenute quasi a conclusione del suo ultimo libro “La strage degli innocenti, note sul genocidio di una generazione” (Armando Editore). E’ la denuncia della condizione di due milione e 242 mila giovani tra 15 e 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di lavoro. E’ come se fossero stati portati su un nuovo monte Taigete, condannati all'estinzione, come nell’antica Sparta. Scrive l’Autore: "I giovani d'oggi per una percentuale altissima, sono bloccati, emarginati, economicamente condannati a lavori precari, con contratti da rinnovare ogni tre mesi, politicamente esclusi dalla gerontocrazia imperante, costretti ad uno stato di soggezione permanente…”. E’ andata in fumo la rosea visione di un lavoro flessibile capace di offrire tempestivamente, nel post-fordismo, posti di lavoro alternativi, “ben pagati, appaganti”.
Parole durissime che investono anche tanti analisti del fenomeno, a cominciare dai ricercatori del Censis di De Rita e da studiosi psicanalisti come Massimo Recalcati. Sono accusati di operare “una massiccia psicologizzazione della realtà”, cosicché “il conflitto di classe è diventato un conflitto tra generazioni”. Sono coloro che affermano che i giovani d’oggi non hanno desideri, non coltivano aspirazioni. “Sono piatti, inappetenti. Non vivono. Si lasciano vivere". Colpa loro, in definitiva. Spiega Ferrarotti: "Con inconsapevole umorismo gli autori del Rapporto scrivono che tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo
appagata e appiattita...". Senza chiedersi “dove è la matrice causale”, visto che il fenomeno “non piove certo dalle nuvole”. E qui l’autore passa in rassegna le condizioni della società contemporanea: la parentopoli, il capitalismo familiare, la diffusione dei contratti a termine, la gerontocrazia, la crescita senza lavoro e il lavoro che cambia (dalla bottega del Verrocchio ai call center). Tra un internet che costruisce degli “idiot savant” (sanno tutto e non comprendono niente), una Tv che forma l’opinione pubblica, la democrazia che diventa rituale, il Ceo (Chief Executive Office) dominus delle multinazionali (vedi Marchionne?).
Senza vie d’uscita? Ferrarotti sembra non sperare. Forse se sociologi, psicanalisti, politici, sindacalisti unissero le loro forze si potrebbe scoprire il nuovo Erode, fermare la “strage degli innocenti”. Magari anche con l’aiuto di Freud. Senza aspettare un nuovo Gesù.


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