Ecco quello che siamo: siamo un popolo di martiri. Un piccolo popolo, senza patria, nascosto dietro le dune di sabbia o negli anfratti delle boscaglie. Persone invisibili, senza nome. Un nome che si manifesta all'alba del giorno dopo, quando ormai è troppo tardi. Ed i tuoi fratelli gridano "all'orrore!". Gli stessi fratelli che per anni non sapevano nemmeno quale fosse il tuo pensiero, gli stessi fratelli che oggi rimpiangono di non averti conosciuto. Io per prima. Quella gente che, fissa davanti agli schermi colorati, una bottiglia di birra in mano, fanno lo slalom fra cosce di ragazze e reality show. Questo siamo: un popolo di cartapesta. Paghi delle nostre belle case, delle nostre auto potenti e dei nostri debiti, purchè si possa apparire ciò che non siamo. Eppure hai un fratello, quello che non hai mai conosciuto, che si alza al mattino e spera che il bambino che ha soccorso ieri fra la polvere possa ancora avere un futuro. Quello che ha lasciato tutto per attraversare le trincee, indossare la propria pelle e non chiedere nulla a nessuno. A lui quando "manca la benzina" è solo perchè la camionetta ha smesso di correre in mezzo alle bombe. Quello che è armato del suo bisturi e seguita a dire che ogni figlio di questa terra è figlio di tutti. Mio, di te che stai leggendo e di chi non leggerà mai il mio sconforto. Fratelli che vivono nell'ombra e muoiono sulle pagine dei giornali. A loro è dedicata la notizia, la stessa che fra poco verrà dimenticata da tutti, soprattutto da noi che restiamo vivi con la morte incollata alle vene e non ce lo ricordiamo mai che abbiamo a disposizione solo un attimo per vivere. Uomini. Gente comune. Poco più che ragazzi. Nati col desiderio di dare, di fare. Troppo o poco che sia non ha importanza, loro sono li. Noi a guardare, a commentare, a disapprovare, ma in definitiva a non esserci mai. Sento piangere le loro madri, i loro padri e le loro compagne. Affossati nell'impotenza, a sorreggere una bandiera che appoggeranno sulle loro bare. Un tricolore nel quale il rosso ha preso il sopravvento e sul quale il nero si sta facendo strada, infido come il demonio. A voi fratelli invisibili, a voi è dedicato oggi il mio pensiero e la mia parola. La vostra, non si potrà più sentire.
Magazine Diario personale
Ecco quello che siamo: siamo un popolo di martiri. Un piccolo popolo, senza patria, nascosto dietro le dune di sabbia o negli anfratti delle boscaglie. Persone invisibili, senza nome. Un nome che si manifesta all'alba del giorno dopo, quando ormai è troppo tardi. Ed i tuoi fratelli gridano "all'orrore!". Gli stessi fratelli che per anni non sapevano nemmeno quale fosse il tuo pensiero, gli stessi fratelli che oggi rimpiangono di non averti conosciuto. Io per prima. Quella gente che, fissa davanti agli schermi colorati, una bottiglia di birra in mano, fanno lo slalom fra cosce di ragazze e reality show. Questo siamo: un popolo di cartapesta. Paghi delle nostre belle case, delle nostre auto potenti e dei nostri debiti, purchè si possa apparire ciò che non siamo. Eppure hai un fratello, quello che non hai mai conosciuto, che si alza al mattino e spera che il bambino che ha soccorso ieri fra la polvere possa ancora avere un futuro. Quello che ha lasciato tutto per attraversare le trincee, indossare la propria pelle e non chiedere nulla a nessuno. A lui quando "manca la benzina" è solo perchè la camionetta ha smesso di correre in mezzo alle bombe. Quello che è armato del suo bisturi e seguita a dire che ogni figlio di questa terra è figlio di tutti. Mio, di te che stai leggendo e di chi non leggerà mai il mio sconforto. Fratelli che vivono nell'ombra e muoiono sulle pagine dei giornali. A loro è dedicata la notizia, la stessa che fra poco verrà dimenticata da tutti, soprattutto da noi che restiamo vivi con la morte incollata alle vene e non ce lo ricordiamo mai che abbiamo a disposizione solo un attimo per vivere. Uomini. Gente comune. Poco più che ragazzi. Nati col desiderio di dare, di fare. Troppo o poco che sia non ha importanza, loro sono li. Noi a guardare, a commentare, a disapprovare, ma in definitiva a non esserci mai. Sento piangere le loro madri, i loro padri e le loro compagne. Affossati nell'impotenza, a sorreggere una bandiera che appoggeranno sulle loro bare. Un tricolore nel quale il rosso ha preso il sopravvento e sul quale il nero si sta facendo strada, infido come il demonio. A voi fratelli invisibili, a voi è dedicato oggi il mio pensiero e la mia parola. La vostra, non si potrà più sentire.
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