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«Non c’è più niente da fare» di Rosario Rubino

Creato il 10 settembre 2011 da Spaziokultura

Si sente dire troppo spesso  nelle vie e nelle case della ns. comunità , “ pensa ai fatti tuoi che campi cento anni “ vecchio proverbio  ma  che secondo il mio parere , è certamente  vero,  se attuato porta  allo scopo  , ma  certamente  conduce ad una vita  piena di solitudine , individualismo, nichilismo, e  una volta fatti i propri interessi  in queste condizioni  cosa ci vedete di tanto interessante ? quale gioia ha riempito i vs cuori ? le vs coscienze ?  vorrei tanto che  qualcuno me lo spiegasse. E invece no. Qualcosa si può e si deve fare. In particolare la mia proposta è semplice: non basta fare rete, non basta avere migliaia di amici su Facebook per sentirsi a posto, non basta fare lobby per i propri fini confessabili o meno, non basta nemmeno mettere assieme la società civile con coordinamenti spesso faticosi e farraginosi.Bisogna essere rete prima ancora di fare reteCioè avere la coscienza che essere il nodo di una rete vuol dire diventare anche responsabile dei fili che giungono a quel nodo e che lo compongono. Cioè partecipare con il proprio piccolo contributo al bene comune, al sostegno di tutta la società: una rete che insiste solo su alcuni nodi, infatti, rischia di cedere, mentre una che s’irrigidisce su una parte di essa rischia di sfilacciarsi.Se tutti i nodi sono responsabili, la rete invece tiene.Di tutto ciò ci dovremo interrogare  confrontarci  e certamente  non nel domani  del MAI  e  quando  si giunge  in emergenza , perché  poi  è troppo tardi.Molto probabilmente  tale situazione  è vista solo  da alcuni   ma sicuramente  la prospettiva dal nostro angolo è diversa da tante altre  e forse  anche sbagliata , ma  se non confrontata  con l’altra parte che vede tutto fiori e rose  , il nostro rimarrà solo un grido di allarme con la speranza  che le  la mia visione  rimarrà solo un brutto sogno. Vi passo il sale ,il lievito e un  chicco di grano.

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