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NON C'E' TRIPPA PER GLIFI ovvero .....E COSI' UNA MATTINA MI SVEGLIAI E MI ACCORSI DI ESSERE OBESO
Creato il 01 febbraio 2011 da IlglifoTutto ciò che successe prima dei puntini sospensivi non è il caso di raccontarlo,altrimenti finirei per trasformare questo blog in un bollettino medico costantemente aggiornato o in un menù di piagnistei dal quale voi potreste scegliere il piatto pieno sfighe che preferite.
Restiamo sui fatti: una mattina mi sono svegliato e pesavo oltre 100 chili. Molto oltre.
Diciamo che ero così grasso che se fossi caduto in un buco nero l'avrei chiuso.
Ero così grasso che in qualunque parte d'Italia voi foste, per vedermi vi bastava guardare a Sud.
Ero così grasso che la gente non mi passava a fianco. Mi circumnavigava.
Ero così grasso che dopo che c'ero salito sopra, quella che una volta era una bilancia diventava un post-it con il peso appuntato sopra.
Ero così grasso che se salivo su un autobus nei posti di dietro, lo facevo impennare.
Insomma, bisognava correre ai rimedi.
Nella mia vita di diete ne ho incontrate tante. Hanno tutte il viso di un abitante del Biafra e il culo di un elefante, false come una moneta da tre euro e seducenti come una donnina di Ray Caesar
A volte mi hanno sedotto, spesso le ho abbandonate sul ciglio di un cracker.
Mai le ho amate.
Perchè sei ami la luce non puoi amare il buio.
E cosa c'è di più luminoso e luccicante di un piatto di bucatini alla carbonara?
Languidi fili di pasta sbrilluccicanti di olio extra-bindi-vergine d'oliva conditi gargantuescamente da tocchi di guanciale d'immolato maiale impastati da sofferte ovidi creature?
Probabilmente solo il sole.
.....e così una mattina mi svegliai e mi accorsi di essere obeso.
Una storia d'amore la mia con il cibo strana e sofferta. Una di quelle storie che, sei ne hai passate un po', come me,può toglierti tutto. Ti può uccidere.
Ne valeva la pena? Forse, ma non ancora.
L'ho capito quella volta che quasi non respiravo più....o forse fu quando mi resi conto che ormai mi entrava solo il tendone da circo che avevo comprato ad una svendita della famiglia Orfei...fatto sta che, alla fine di quest'anno, dovetti prendere anche io delle decisioni, che mi permettessero di sopravvivere abbastanza da vedere come andavano a finire gli X-Men.
Mi autoesiliai nella CONTEA, nome in codice del mio paesello d'origine, abbandonato sulle coste dello Jonio, nascosto in un piccolo golfo, accessibile solo tramite la Salerno Reggio Calabria e la strada statale 106Bis. Quindi, sostanzialmente, inaccessibile.
Sono qui ormai da oltre un paio di mesi. La salute migliora. Il peso cala.
I muscoli si risvegliano.
Il gonfiore diminuisce. Ho iniziato a passeggiare in riva al mare quasi tutti i giorni.
Ora, quando mi vede, la bilancia mi saluta. Poi cambia strada, certo. Ma almeno mi saluta e non si nasconde più come prima.
Ma soprattutto, i dolori stanno diminuendo. Le analisi migliorano e presto potrò abbandonare questi ameni luoghi.
Nel frattempo lotto e resisto. Sirene di insaccati lambiscono con i loro sussurri le mie trombe d'Eustacchio, ma riesco a resistere. Per quanto,ancora, non lo so.
Se un giorno dovessi decidere alla tentazione, se un giorno gli sforzi che in ogni momento affronto dovessero risultare vani e dovessi tornare al mio mangiare compulsivo, non venite a cercarmi. Dimenticatevi di me.
Ma se proprio non potete farne a meno, se provate il desiderio di cercare il monumento all'apologia del peccato della gola, allora trovarmi vi sarà facile.
Vi basterà, ovunque voi siate, guardare a Sud.
Il Glifo Ciccione
Ps:Ehm...naturalmente l'ho fatta un po' tragica...devo solo perdere qualche chilo per migliorare la mia salute, ma mi andava di provare a romanzare un minimo un
momento di sfida della mia vita. E su, fatevi ne risata!
P.P.s: Si dice che in tutta la sua vita Totò pianse una volta sola. A un certo della sua malattia aveva preso molti chili a causa dei farmici e del decorso delle stessa, gonfiandosi a punto tale che la sua fisicità era stata alterata.
Tentò di indossare una delle sue giacche preferite senza riuscire quasi nemmeno a infilarsi la manica della giacca.
Questo lo fece prendere atto della sua condizione e di come la malattia l'aveva trasfigurato. E pianse.
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